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Nelle terre del Verdicchio

Viaggio nel cuore delle Marche da Jesi a Matelica

Redazione Ansa

 MATELICA -  Corposo, giovane e fruttato con inconfondibili riflessi verdolini e note saline che lo rendono facilmente abbinabile a piatti di pesce e di carne, il vino Verdicchio cresce da un vitigno autoctono a bacca bianca in due zone ben precise delle Marche: i castelli di Jesi, territorio caldo e vicino all’Adriatico, e nell’entroterra appenninico di Matelica, dal clima decisamente più rigido. E’ un vino doc schietto e fresco ma non sempre valorizzato e dalla fortuna alterna: negli anni Cinquanta l’architetto Antonio Maiocchi disegnò una bottiglia ad anfora per valorizzare il vino e la morbida bellezza della regione appenninica, che divenne il simbolo del Verdicchio in tutto il mondo. Il vino, poi, alternò momenti di grande produzione e successo, come negli anni Sessanta e Ottanta, a periodi di appannamento, dovuti soprattutto alla mancanza di qualità per la grande richiesta sul mercato, fino al grande riconoscimento nel 2009 con la denominazione Docg. Se all’inizio i produttori erano pochissimi, negli anni i viticoltori di Verdicchio aumentarono, diffondendo il vino in tutte le sue tipologie: secco, spumante, riserva con almeno 25 mesi di affinamento e passito.

Pioniere è stato l’eclettico Stefano Antonucci, che dall’azienda Santa Barbara ha fatto conoscere le qualità della sua terra e dei suoi prodotti, ottenendo riconoscimenti e premi. Poi sono arrivati viticoltori appassionati e intraprendenti, da Lucio Canestrari dell’azienda Coroncino a Riccardo Baldi della cantina La Staffa, produttrice di vini sorprendenti; dalla famiglia Garofoli dell’omonima casa vinicola ai Lucangeli della Tenuta di Tavignano. E, ancora, dalla famiglia Sartarelli della prestigiosa azienda omonima e da Natalino Crognaletti della Fattoria San Lorenzo, presente nelle migliori carte di vini, a Corrado Dottori, produttore di grande successo con la sua Azienda La Distesa. Per molti produttori marchigiani, tuttavia, il “re” incontrastato del Verdicchio resta Ampelio Bucci, che ha saputo dare al vino la giusta qualità e il meritato riconoscimento al di fuori delle Marche.
Con il tempo è nata anche la distinzione tra il “Verdicchio dei castelli di Jesi Classico” e il semplice “Verdicchio dei castelli di Jesi”: possono vantare la denominazione “classico” soltanto i vini la cui produzione è avvenuta all’interno della zona più antica, a ridosso del fiume Esino, che va da Ostra-Arcevia a Cupramontana-Apiro e che comprende i comuni di Cingoli e di Senigallia.

Bere il Verdicchio, accompagnato alla generosa e sorprendente cucina marchigiana, ricca di prodotti genuini e dal sapore intenso, è un modo per assaporare le caratteristiche del territorio che lo ospita: schiettezza, semplicità, sapidità e piacevoli sorprese, le stesse che si incontrano percorrendo le strade che portano dagli Appennini alla riviera del Conero, da un entroterra ricco di castelli, monasteri e borghi medievali a un litorale bello e a tratti selvaggio con spiagge bianchissime. Il viaggio alla scoperta del vino – con acquisti e degustazioni - e delle maggiori aziende produttrici, infatti, invita alla visita della scenografica piazza di Senigallia, del centro storico di Jesi, dell’antichissima città di Matelica e della bellezza del paesaggio collinare appenninico nel cuore delle Marche oltre che dello spettacolare mondo sotterraneo delle grotte di Frasassi, caratterizzato da scenari unici con cunicoli e laghi cristallizzati.

 

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