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Rocca delle Macie, dai film western a vino simbolo Toscana

Zingarelli, provocheremo il mercato con sorprendente 2014

La locandina del film prodotto dalla famiglia Zingarelli, Continuavano a chiamarlo Trinità

Redazione Ansa

Dagli spaghetti western ad un vino simbolo del made in Italy. La storia imprenditoriale della famiglia Zingarelli, romana d'origine e oggi simbolo della toscana del vino e dell'olio, evoca il mito di Re Mida. Il padre Italo Zingarelli acquistò nel 1973 la Tenuta delle Macie, con 32 ettari di vigneto a Castellina in Chianti, dopo aver fatto fortuna come il più giovane produttore di film nella Cinecittà dei bei tempi. Ex stuntman, Italo ebbe il coraggio di acquistare i diritti di un film western rifiutato da tutti i produttori, "Lo chiamavano Trinità". E il sequel con Bud Spencer e Terence Hill, Continuavano a chiamarlo Trinità, è ancora oggi, ha sottolineato Sergio Zingarelli in un incontro con la stampa a Roma, il film col numero-record di spettatori.

Ma la famiglia Zingarelli non si ferma a vivere di rendita e procede con le acquisizioni, ancora a Castellina in Chianti la Tenuta Sant'Alfonso (50 ettari) e poi la Tenuta di Fizzano (65 ettari), un borgo dell'11/mo secolo oggi trasformato in relais con ristorante di cucina toscana. E poi nuove acquisizioni immobiliari in Chianti Classico con la tenuta Le Tavolelle, e una nuova cantina in Maremma, Tenuta di Campomaccione, con 80 ettari e vigneti doc Morellino di Scansano e una produzione bianchista col vermentino della Fattoria Casamaria (60 ettari).

Sergio Zingarelli, che ricopre anche la carica di presidente del Consorzio Vino Chianti Classico, si dichiara oggi pronto a nuove sfide che facciano percepire la qualità raggiunta dal Sangiovese. "Provocheremo il mercato - ha annunciato - con l'imbottigliamento del 2014, annata difficilissima con cui faremo pochissima ma sorprendente Riserva e non faremo l'Igt. Siamo stati i primi a uscire con una "Gran Selezione" per il top di gamma, 10mila bottiglie della "Sergio Zingarelli". Io non sono un fanatico delle uve autoctone ma quel che prima non era possibile fare col Sangiovese in purezza oggi si può fare. Assistiamo a una crescita qualitativa accelerata grazie agli investimenti in ricerca, ai potatori che consideriamo veri e propri chirurghi, agli investimenti e alla consulenza di un enologo di territorio con Lorenzo Landi. Una qualità ben percepita negli Usa, primo mercato, seguita da Canada e Germania. Da 18 mesi - ha sottolineto infine - stiamo crescendo in Italia e a trainare le vendite sono le bottiglie di fascia alta".

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