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Salvare i prati stabili per curare il suolo, l'appello da Cheese

Sottile, "tutelarli ha uno straordinario significato'

Redazione Ansa

(ANSA) - TORINO, 14 SET - Salvare i prati stabili, coperti da vegetazione permanente e dove non si usano né diserbanti né antiparassitari e neppure si pratica l'aratura. E' il tema forte di 'Cheese', dal 15 al 18 settembre a Bra. "Tutelare la conservazione dei prati stabili, in pianura e in montagna, ha uno straordinario significato sociale, culturale ed ecologico. - spiega Francesco Sottile, membro del consiglio direttivo di Slow Food e docente di Agraria all'Università di Palermo - A livello globale, insieme all'acqua, il suolo è la risorsa naturale più a rischio. Per questo avremmo bisogno che tutti gli interventi a favore del l'agricoltura non considerassero marginale il contributo della conservazione dei prati stabili al raggiungimento di obiettivi importanti che l'Europa si è data a livello di green deal e transizione ecologica".
    L'intervento 'naturale' dell'uomo "è fondamentale per il mantenimento del prato stabile, perché se abbandonato rischia di essere sostituito da boscaglia e poi dal bosco. L'uomo - spiega Sottile -, solitamente il pastore, deve gestirlo in termini di raccolta del foraggio, di sfalcio o di gestione del pascolo. Una produzione casearia di qualità parte da un prato stabile, che ha anche un ruolo straordinario in termini ecologici: è un serbatoio di carbonio importantissimo per gli effetti sulla mitigazione della crisi climatica".
    Un prato stabile significa anche fertilità del terreno, e se ne comprende l'importanza se si pensa che l'ultimo rapporto sulla qualità dei suoli, ricorda Sottile, "dice che il 70% dei suoli arabili a livello planetario sono interessati da processi di desertificazione. Stiamo mettendo a rischio la risorsa più importante per la produzione agroalimentare. La perdita di prati stabili è una delle fonti primarie di perdita di fertilità".
    Due sono i pericoli, conclude Sottile: "i prati stabili di pianura sono a fortissimo rischio perché le pianure sono state utilizzate molto con modelli di agricoltura intensiva e industriale, per quelli di montagna il pericolo è l'abbandono. E nel nostro Paese in cui aree interne, montane o collinari rappresentano una parte rilevante del mondo rurale e del nostro territorio, questo determina l'urgenza di un intervento".
    (ANSA).
   

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