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Cheese alla 14/a edizione, torna forte la presenza dall'estero

La rassegna con 400 espositori, dall'Italia e da 14 altri Paesi

Redazione Ansa

(ANSA) - TORINO, 14 SET - Al via domani a Bra (Cuneo) la 14/a edizione di Cheese, la rassegna internazionale dei formaggi a latte crudo organizzata da Slow Food. "Ci aspettiamo una grande edizione. - dice Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia - non solo a Bra ma anche nel circondario tutti i posti letto sono esauriti e quest'anno, senza le restrizioni legate alla pandemia, potremo avere di nuovo tanti nostri delegati dall'estero. Ci saranno 400 espositori da tutte le regioni italiane e da 14 paesi Ue ed extra Ue, 300 eventi, 50 Presìdi Slow Food, quasi tutti eventi gratuiti e senza prenotazione per capire che mangiare un pezzo di formaggio è anche un atto politico, c'è un mondo dietro che va difeso e tutelato, perché significa difendere e tutelare il mondo in generale".
    Focus di quest'anno, i prati stabili, "per riportare l'attenzione su un tema che sembrerebbe scontato - sottolinea Nappini -, cioè che gli erbivori devono mangiare l'erba.
    Dobbiamo tornare a ridiscutere di questo, del modo in cui si allevano gli animali, del rispetto per la loro etologia, degli aspetti nutrizionali che derivano da un prodotto di qualità".
    Scegliere, gustare e discutere di formaggio significa, dunque, "parlare di ambiente - riflette la presidente di Slow Food -, ma anche di diritti umani, accessibilità alle risorse, flussi migratori, diritto al cibo". E, contemporaneamente, tutela della biodiversità è anche "rispetto per la diversità. Ed è molto importante che i popoli e le comunità siano in grado di determinare e possano dire la loro su come vogliono nutrirsi, gestire e destinare le risorse comuni e il loro territorio, cosa che non sempre è garantita".
    Altro aspetto, la questione delle aree interne, che "potrebbero essere rivitalizzate grazie ai prati stabili.
    Bisogna smettere di pensarle come marginali e fare in modo di invertire lo spopolamento, anche sostenendo aziende casearie o agroalimentari giovani. Ci sono paesaggi frutto dell'interazione secolare fra le comunità e la produzione alimentare la cui perdita significa perdere un intero stile di vita. Per questo - conclude Nappini - è necessario che le aree interne siano supportate, anche in termini di servizi". (ANSA).
   

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