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Il peperone di Voghera diventa presidio Slow Food

E di colore verde chiaro, e perciò viene detto 'bianco'

Redazione Ansa

(ANSA) - TORINO, 08 SET - Il peperone di Voghera diventa Presidio Slow Food. Fino a metà Novecento era diffusissimo, poi una micosi ne ha ridotto notevolmente la coltivazione. Un lungo lavoro di recupero lo ha fatto tornare nella pianura tra Pavia e Alessandria.
    Fino agli Anni Cinquanta Voghera ospitava un importante mercato ortofrutticolo ed esportava fino in Germania e negli Usa quei peperoni verdi, facilmente digeribili, che un po' tutti coltivavano nel proprio orto. Poi un fungo ne attaccò le radici facendo morire le piante e provocando un drastico calo di produzione. Solo oggi, dopo più di quindici anni di lavoro finalizzato al recupero del seme, quel peperone è tornato nei campi e sulle tavole, diventando Presidio Slow Food.
    "Il peperone di Voghera - spiega Andrea Olezza, referente dei sei produttori che aderiscono al Presidio - ha forma cubica, dimensione tra gli 8 e i 12 centimetri ed è quadrilobato, cioè normalmente ha quattro coste. E di colore verde chiaro, e perciò viene detto 'bianco'. In piena maturazione diviene giallo e quasi arancione, ma la particolarità è che è buono già quando è verde".
    Per sfuggire al fusarium, il patogeno che tanti danni inflisse alle coltivazioni, chi poté si spostò di qualche chilometro. "Mio nonno, una volta sposato - racconta Olezza - si trasferì nella zona di Corana, un paese poco distante con un terreno più sabbioso, e qui continuò a riprodurre il Voghera. E' rimasto l'unico produttore ma ha continuato a crederci, riuscendo a trasmettermi la stessa passione".
    Proprio da quei semi nel 2005 è partito il progetto di recupero che, in collaborazione con l'Istituto tecnico agrario Gallini di Voghera, l'Istituto di Patologia Vegetale dell'Università di Milano e il Centro Ricerca Agraria di Montanaso Lombardo di Lodi, nel giro di alcuni anni ha consentito di riprendere la produzione. (ANSA).
   

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