(ANSA) - GENOVA, 03 LUG - Il predatore del mare più temuto
dall'uomo, lo squalo, è in realtà una risorsa da proteggere a
rischio estinzione a causa della pesca industriale condotta
indiscriminatamente dall'uomo stesso. Lo evidenzia il biologo
marino dell'Acquario di Genova Stefano Angelini a Slow Fish
durante un incontro sugli squali del Mar Mediterraneo.
"Sul nostro pianeta esistono oltre 450 specie di squali
conosciute e vivono in tutti gli ambienti acquatici. Quelli che
subiscono l'impatto maggiore dalle attività antropiche sono i
pelagici, che vivono in mare aperto perché subiscono gli
interventi della pesca industriale, in primis le reti, in cui
spesso rimangono impigliati", spiega. "Alcune specie sono state
ormai decimate e per il pericolo di estinzione sono state
inserite nella Lista Rossa dell'International Union for
Conservation of Nature (IUCN). Lo squalo bianco è una specie
considerata ormai a rischio estinzione, così come gli squali
balena e elefante, le verdesche, il carcharhinus leucas o il
longimano", afferma il biologo.
"Le loro uccisioni sono considerate 'catture accidentali' dalla
pesca commerciale, si mettono le reti in mare per pescare atre
specie e loro ci finiscono dentro, ma non è così - denuncia
Angelini - perché in alcune regioni del mondo, in particolare
nell'Oceano Indiano, ma non solo, gli squali sono addirittura
catturati appositamente perché c'è una cultura che valorizza le
pinne dei pescecani come cibo afrodisiaco e taumaturgico".
"Inoltre c'è una caratteristica legata alla riproduzione che li
rende particolarmente vulnerabili: il fatto che i pesci
cartilaginei come gli squali fanno poche uova, pochi piccoli e
la maturità sessuale viene raggiunta dopo molti anni, sette,
otto, nove, a volte dieci in alcune specie, perciò è altissimo
il rischio che vengano catturati dall'uomo prima di riprodursi".
(ANSA).
Leggi l'articolo completo su ANSA.it
Ambiente: biologo, uomo il predatore più temuto da squali
Pesca e riproduzione in età avanzata li mettono a rischio