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La cantina Siddùra scommette sulla transizione ecologica

Dall'irrigazione intelligente all'abbattimento del vetro

Redazione Ansa

di Maria Grazia Marilotti

Una moderna viticoltura sostenibile, con passi sempre più incisivi sulla strada della transizione ecologica. La cantina Siddùra di Luogosanto marcia spedita nel segno della propria visione green e rilancia: non solo monitoraggio del microclima, sistema di irrigazione intelligente, pannelli solari, fotovoltaico, concimi organici, salvaguardia e valorizzazione del paesaggio, delle architetture e del terroir. La pluripremiata azienda gallurese, guidata dall'amministratore delegato Massimo Ruggero e incoronata "Cantina italiana dell'anno" al Vinitaly 2021, punta sempre più sulla salvaguardia dell'ambiente rendendo più leggeri i contenitori dei propri prodotti. Più precisamente riducendo la quantità di vetro delle bottiglie. Una scelta di produzione che riguarda tutta la linea. Un duplice abbattimento dei materiali di confezionamento: bottiglie meno impattanti e di vetro riciclato, con una riduzione di 100 grammi a bottiglia, per un risparmio di 25 tonnellate di vetro per una produzione annua di 250 mila bottiglie.

"Il prossimo anno vogliamo raddoppiare la produzione. Saranno quindi 50 le tonnellate di vetro risparmiate. Inoltre - precisa Ruggero - più peso per il trasporto significa più carburante. Grazie a questa scelta ci sarà dunque un risparmio energetico e di emissioni di CO2, quindi anche economico". Irrinunciabili step verso un percorso sempre più orientato al rispetto per l'ambiente. Un punto fermo della cultura imprenditoriale firmata Siddùra. Un sogno che ha preso forma 13 anni fa in una verde vallata a forma di sella, in gallurese appunto "Siddùra".

Irrigazione intelligente In piena sintonia con la transizione ecologica è il risparmio della preziosa risorsa "acqua", la necessità di leggere i fabbisogni della pianta legati al tempo. Siddùra ci ha pensato fin dal suo nascere. "Grazie a una tecnologia da noi adottata - spiega l'ad - siamo in grado di capire quando la pianta ha bisogno di 'bere' e in automatico le viene erogata la quantità di acqua che le necessita per la sua crescita". Un'agricoltura di precisione mirata al benessere della pianta che in questo modo produrrà meglio e di più. Un'ambizione che trova un terreno fertile nella visione di conduzione aziendale.

Da sempre Siddùra punta sulla valorizzazione del territorio con i suoi vitigni autoctoni e circondati dai boschi, la cultura del vino di questo angolo di Gallura, con il suolo originato nel corso del tempo dal disfacimento dei graniti, i dolci rilievi in collina, un microclima ideale che protegge la vallata dai venti del maestrale, predominanti, e dalle gelate. Le querce da sughera che Siddùra ha salvaguardato intorno alle vigne, giocano poi un ruolo fondamentale per il microclima della vallata. "Sono una struttura portante, tengono lontani gli sbalzi termici che condizionano la vita delle viti e delle loro produzioni. Querce e viti - sottolinea Ruggero - stanno bene insieme".

In linea con una viticoltura sostenibile è anche il recupero delle strutture storiche già presenti nella valle che dà il nome all'azienda. Non solo da un punto di vista architettonico e paesaggistico ma anche funzionale. "Abbiamo costruito la cantina interrata per contenere le temperature - racconta l'amministratore delegato - Inoltre, come si usava in Gallura anticamente, l'orientamento, che accoglie come un abbraccio i venti freschi del nord, aiuta a mantenere costante la temperatura in cantina attraverso split naturali. Anche questo contribuisce al nostro obiettivo: emissioni zero di CO2. Il rispetto dell'ambiente - chiarisce - è un dovere civile che parte dalle scelte di ciascuno di noi e quindi anche delle aziende. Non dimenticherò mai quello che mi disse il caro zio Jacu, il compianto vignaiolo della vallata di Siddùra: 'Massimo - disse rivolto alla vigna - se la tratterai bene, lei ti tratterà bene. Sii sempre rispettoso ed educato verso la terra che coltivi".

Il messaggio profondo della sua esperienza ha lasciato il segno e ha trovato la sponda giusta. Questo tesoro della terra è passato di mano in mano, da zio Jacu che faceva un ottimo vermentino apprezzato ben oltre la vallata di Siddùra, a Massimo Ruggero e il suo staff. I loro rossi, bianchi, rosati, hanno superato brillantemente la prova del gusto di alti sommelier internazionali. E' oro, argento e platino quello che luccica nel palmarès di Siddùra.

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