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Il vigneto-labirinto più grande del mondo in azienda del Lazio

"Limito" verrà inaugurato i primi di giugno da Carpineti

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 23 APR - Sarà il vigneto labirinto più grande al mondo, si chiama "Limito" e promette di offrire, con i suoi 80 metri di diametro e quattro ingressi, un'esperienza unica per arrivare "al cuore della vigna". A progettarlo è un'azienda vinicola a conduzione biologica del basso Lazio, Carpineti, che a Vinitaly 2024 ha fatto una presentazione in anteprima digitale. E' prevista per i primi di giugno l'inaugurazione vera e propria nella tenuta su un altopiano a 400 metri d'altezza, contornato da boschi, cielo, e il mare in lontananza. E' la Tenuta Antoniana dell'Azienda Agricola Biologica Marco Carpineti, tra i Comuni di Bassiano, Sezze e Sermoneta. Qui, una porzione di vigna di circa tre ettari, con uve di Bellone, Abbuoto e Nero Buono, è stata ripensata completamente per dare vita al labirinto, Limito. L'opera di land art si compone di un elaborato disegno che ospita due spirali e un labirinto, il tutto avvolto da un turbinio di onde, che vogliono abbracciare chi percorre l'interno della vigna. L'idea nasce dalla volontà di creare un vigneto in grado di includere e accogliere, di ospitare invece che di creare barriere. PER Paolo Carpineti, che tra i filari ci è letteralmente nato, "Il labirinto è metafora del percorso della vita che ognuno di noi svolge cercando di trovare la strada per il raggiungimento dei propri sogni, della propria visione e realizzazione. Ci sono momenti in cui sono presenti ostacoli e interruzioni, situazioni in cui si deve cambiare direzione per imboccare finalmente quella giusta" continua. In sostanza, il vigneto-labirinto si fa allegoria dell'esistenza: perdersi per ritrovarsi, riflettere e ritrovare se stessi. Una visione che per la famiglia Carpineti si allarga al concetto di polis in cui l'opera si fa città, con le sue vie, le sue piazze e i suoi alberi, affidata alla progettazione dello Studio di Architettura del Paesaggio Fernando Bernardi I vitigni piantati sono Bellone e Nero Buono, varietà riscoperte dall'azienda quando erano praticamente dimenticate. In vigna anche un'altra uva antichissima: l'Abbuoto. Presente in questi luoghi già in epoca remota era il vino bevuto dagli antichi romani. Il vitigno faceva infatti parte del blend del vino Cecubo, decantato da Orazio e Plinio, come antesignano della grande viticoltura. (ANSA).
   

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