CATANZARO - Quello in corso è stato dichiarato dall'Onu anno
internazionale dei legumi. Una decisione motivata in primo luogo
dalla scelta di rilanciare, dal 2016, a livello planetario, la
coltivazione e il consumo di prodotti che sono sinonimo di
consumo salutare. Un motivo in più, anche in Calabria, dove da
sempre fagioli, ceci, lenticchie, sono alla base
dell'alimentazione, per dedicare la giusta attenzione a prodotti
agricoli dall'elevato contenuto proteico (20-28%) e che
costituiscono, in molti territori, elementi fondanti di
autentiche tradizioni gastronomiche. E proprio l'Agenzia per lo
sviluppo in agricoltura della Regione (Arsac), nell'ambito di un
progetto riguardante le leguminose da granella, in
collaborazione con l'Università Mediterranea di Reggio Calabria
e l'Enea, ha censito e studiato, in tutto il territorio
regionale, 120 varietà di fagioli e altri ecotipi di cece e
lenticchia, caratterizzandoli morfologicamente, geneticamente e
per le loro potenzialità agronomiche. "Alcuni legumi di pregio -
spiega Luigi Gallo dell'Arsac - come il Fagiolo Poverello Bianco
dell'area del Pollino, il Fagiolo Monachella dell'alto Lametino,
il Fagiolo di Cortale dell'area Catanzarese (comuni di Maida,
Cortale, Girifalco), la Sujaca di Caria di Drapia del Vibonese
(Altopiano del Poro), i Fagioli Merulla dell'altopiano silano,
la Lenticchia di Mormanno, siccome sono stati studiati e
rilanciati da alcuni anni dall'Arsac hanno già generato una
nuova opportunità di reddito". Queste varietà, inoltre,
possiedono un grande valore ambientale in quanto, le loro
radici, per effetto di un rapporto simbiotico con i batteri del
genere "Rhizobium", sono in grado di fissare l'azoto
atmosferico, gassoso, trasformandolo in nitrico e ammoniacale e
rendendolo assimilabile dalle piante. Pertanto, queste varietà
insieme a tutte le altre censite, per le loro caratteristiche di
biodiversità e di qualità, rappresentano un patrimonio per la
Calabria. "Una risorsa - aggiunge Gallo - che il nuovo Programma
regionale di sviluppo rurale (Psr), anche attraverso i Gruppi di
azione locale (Gal), potrà valorizzare con l'attivazione di
micro filiere. Una ulteriore occasione per rilanciare la
coltivazione delle leguminose autoctone e per generare
integrazione di redditi e nuova occupazione. Il rilancio della
coltivazione di questi ecotipi, difatti, oltre a fornire
dell'ottimo cibo, può fermare l'abbandono dei terreni agricoli
in alcune aree della Calabria".
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Legumi di Calabria, patrimonio da rilanciare
Censiti da Arsac, Università Reggio e Enea circa 120 varietà