(ANSA) - ROMA, 19 MAR - Nell'ultimo trentennio gli
allevamenti italiani hanno ridotto le proprie emissioni del 24%
in controtendenza all'aumento rilevato a livello mondiale
(+16%). E mentre il nostro Paese nel periodo 1990- 2020
abbassava di circa un quarto le proprie emissioni, il Brasile le
ha aumentate del 44%, Marocco e Turchia del 23%, India del 21%,
Tunisia del 18%, Cina dell'8%, Irlanda del 6% e Usa del 3%.
Questa l'analisi, su dati del centro studi Divulga, della
Coldiretti che fa quadrato e chiama istituzioni e operatori a
una nuova battaglia in Ue dopo l'accordo di compromesso sul
testo della nuova direttiva per la riduzione delle emissioni
industriali, includendo per la prima volta gli allevamenti,
anche quelli di piccole e medie dimensioni. Accordo che ha
ricevuto l'ok dal Consiglio dei ministri dell'Ambiente Ue il 16
marzo scorso ma senza il consenso dell'Italia. È necessario,
dunque, anche dopo questo primo via libera "continuare la
battaglia per fermare la Direttiva europea ammazza stalle", dice
all'ANSA il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.
Normativa "insostenibile e ingiustificabile se guardiamo i dati
delle emissioni - prosegue - che dovrà ora essere discussa in
Parlamento europeo dove sarà ribadita la richiesta di
mantenimento dello status quo". L'approccio dell'Unione Europea,
insiste Coldiretti "è fondato su dati imprecisi e vecchi, e
rischia di provocare impatti negativi". E la battaglia non
riguarda solo il nostro Paese. Sempre secondo il centro studi
Divulga, oltre all'Italia, la riduzione delle emissioni
interessa anche i principali Paesi produttori Ue come la
Francia, che ha tagliato del 20% le emissioni di Co2
equivalenti, che esprime in modo uniforme l'impatto sul clima
dei diversi gas serra, e la Germania che le ha ridotte del 40%.
(ANSA).
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Allevamenti italiani -24% emissioni, operatori contro Ue
Coldiretti fa quadrato dopo accordo direttiva, via soglie bovini