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"Cambia la terra", più allevamenti bio per transizione green

Progetto FederBio con Isde, Legambiente, Lipu, Slow Food e Wwf

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 10 SET - Per un allevamento che sia naturale e sostenibile, anche dal punto di vista economico, la strada è quella del biologico. E' quanto illustrato, durante la 34/a edizione del Salone Internazionale del Biologico e del Naturale (Sana) in corso a Bologna, da "Cambia la Terra", il progetto promosso da FederBio insieme con Isde, Legambiente, Lipu, Slow Food e Wwf. In Italia si contano otre 450 mila aziende zootecniche. I bovini allevati sono quasi 6 milioni, i suini 8,5, gli ovini 7,1, i caprini quasi 1,1 milioni. L'80% del totale delle emissioni di gas serra provenienti da produzione agricola, pari a quasi 30 milioni di tonnellate l'anno, arriva dagli allevamenti. Inoltre, secondo uno studio dell'Ispra, in Italia gli allevamenti sono responsabili del 15,1% del particolato PM 2,5, uno degli inquinanti urbani più pericolosi.

Significa che le stalle e la loro gestione dei reflui inquinano più di automobili e moto (9%) e più dell'industria (11,1%) in termini di polveri sottili.

Il progetto "Cambia la Terra" sottolinea che le Strategie dell'Unione europea "Farm to Fork" e "Biodiversità 2030" rappresentano una svolta della politica agricola: fissano al 2030 la riduzione del 50% dell'uso dei pesticidi e degli antibiotici e del 20% dei fertilizzanti chimici, e per i campi biologici indicano il target del 25% del totale della superficie agricola utilizzata. In Italia 80.000 aziende agricole, per un totale di 2,2 milioni di ettari, il 17,4% della superficie agricola, hanno già fatto questa scelta.

"Un processo che deve esser supportato attraverso i fondi del Psn, Piano strategico nazionale", sottolinea Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio. "È fondamentale che le Regioni confermino gli stessi stanziamenti del periodo 2014-2022, oltre all'incremento necessario per il rispetto dell'accordo raggiunto in Conferenza Stato Regioni relativo ai 90 milioni di euro all'anno destinati al settore del bio. Un settore che, come dimostra la diffusione sempre più capillare dei distretti biologici, ha un ruolo strategico nello sviluppo dell'agricoltura italiana e della transizione ecologica." (ANSA).

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