(ANSA) - TORINO, 07 NOV - Dalla Cop26 emerge un "vecchio
modello" della produzione agricola che "considera il cibo come
un insieme di merci prodotte su larga scala, con monocolture
assistite da tecnologie futuristiche che non faranno altro che
far dipendere i contadini sempre di più dalle multinazionali e
dai loro brevetti". E' la critica di Slow Food, che ha seguito i
lavori della due giorni dedicata alla natura e all'uso del
suolo.
"Una transizione giusta - spiega Marta Messa, direttore di
Slow Food Europa - deve basarsi sulla biodiversità,
l'agroecologia e la giustizia sociale e non sulle innovazioni
tecnologiche proposte dalle grandi multinazionali, lontane dalle
innovazioni reali che le comunità locali sviluppano. Il
cambiamento climatico e la perdita di biodiversità dovrebbero
essere affrontati insieme, in quanto facce della stessa medaglia
collegati dai medesimi problemi".
Secondo Shane Holland, executive chairman di Slow Food nel
Regno Unito "la produzione industriale casearia e di carne è
responsabile di una ampia parte delle emissioni, eppure
importanti gruppi in questi giorni hanno proposto l'allevamento
intensivo come la salvezza. Abbiamo ascoltato anche la
testimonianza di chi è convinto della necessità di aumentare la
produzione agricola come riserva contro i raccolti scarsi. Una
visione inaccettabile, specialmente se consideriamo che già oggi
il 30% del cibo prodotto è sprecato, e questo non fa altro che
esacerbare la crisi climatica. Sembra - conclude Shane Holland -
che i governi non siano in grado di fuggire dall'influenza delle
multinazionali e che siano incapaci di fare scelte davvero
sostenibili, che esistono già ma che andrebbero promosse e
supportate su larga scala". (ANSA).
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Cop 26: Slow Food, per agricoltura punta su false soluzioni
"Modello vecchio, che non persegue giustizia sociale"