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Crea, primi effetti Covid sui prezzi della terra più al Sud

Nel 2019 acquisti di nuovo giù -0,4%, ok affitti ma più brevi

Crea, primi effetti Covid sui prezzi della terra più al Sud

Redazione Ansa

ROMA - Iniziano a farsi sentire le ricadute dell'emergenza Covid sul mercato fondiario e questo più nelle regioni meridionali che in quelle settentrionali. Ad essere più danneggiate poi sono alcune tipologie aziendali come la viticoltura e la floricoltura. Sono le prime anticipazioni dell'indagine del Crea Politiche e Bioeconomia sui prezzi della terra, stando ai dati raccolti nei primi mesi del 2020, anche se bisognerà attendere il 2021 per avere una valutazione più oggettiva della situazione.

Numeri certi, invece, per il 2019 un anno di luce per gli affitti e di ombre per gli acquisti. Dopo 2 anni positivi, il mercato fondiario segna una nuova battuta d'arresto dello 0,4% rispetto al 2018, che si somma alla riduzione dell'attività di compravendita verificata dopo quattro anni di continui aumenti.

Veneto e Friuli-Venezia Giulia sono le regioni con i maggiori cali, rispettivamente del 2,8% e del 4,5%, ma segno negativo anche per Lombardia, Emilia-Romagna, Molise e Sardegna. Le ragioni dei questa contrazione, spiegano i ricercatori, vanno ricercate nell'aggiustamento delle diverse quotazioni, dove il Veneto, con oltre 50 mila euro/ha, detiene il primato dei valori medi regionali; ma anche nella scarsa redditività del comparto dei seminativi e nella mancanza dell'effetto trainante del comparto vitivinicolo. Si conferma alto l'interesse per l'affitto dei terreni in alternativa all'acquisto, con una generale tendenza alla diminuzione della durata dei contratti.

Il mercato è stato particolarmente dinamico al Nord, con una domanda tendenzialmente superiore all'offerta, soprattutto nel caso di terreni di pregio; mentre al Sud il mercato è stato stagnante nelle aree più interne e più dinamico in prossimità delle coste. 

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