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Coldiretti Lazio, è 'guerra pecorino', Roma va tutelata

Granieri,stop strapotere sardo.Assessore,inaccettabile sequestro

Redazione Ansa

- ROMA - "Intanto aspettiamo che il ministero delle politiche agricole riconosca la nuova dop cacio romano, ma sia chiaro che noi mai rinunceremo al marchio pecorino perché è nostro per nascita". David Granieri, presidente della Coldiretti del Lazio, rompe gli indugi e apre la battaglia sindacale per restituire dignità e reddito ai produttori laziali della filiera del pregiato formaggio comprato in tutto il mondo. Lo fa da Viterbo dove incontra prima i trasformatori, poi gli allevatori e i produttori di latte ovino di tutta la regione. La strategia, pianificata per contrastare l'anomalo operato del Consorzio di tutela (sul quale l'Antitrust ha aperto un'indagine) punta su due fronti: ottenere la nuova dop e garantire alle aziende romane che dovessero restare nel Consorzio del pecorino una differenziazione tale da garantire l'adeguata valorizzazione anche del loro prodotto. Il casus belli che ha spinto la Coldiretti del Lazio alla politica separatista dalla Sardegna è stato il sequestro, presso un caseificio della Capitale, di formaggio etichettato con l'aggettivo romano che, secondo il Consorzio di tutela del pecorino, danneggerebbe il prodotto dop.
"Un sequestro inaccettabile - ha spiegato l'assessore regionale all'agricoltura Carlo Hausmann, anche lui a Viterbo - Auspico azioni per limitare nella filiera del pecorino le sperequazioni ai danni delle aziende romane". Il sistema del latte ovino laziale è composto da 3.000 allevamenti specializzati con una consistenza di 750.000 capi e 359 imprese di trasformazione, 3 delle quali accreditate a produrre pecorino dop. Il Lazio, in sostanza, vale appena il 3% della filiera. È la Sardegna a controllare la totalità (97%) dell'economia legata alla produzione e vendita del pecorino romano. "Dobbiamo differenziare i due prodotti sul mercato, solo così è possibile tutelare la filiera sarda e valorizzare quella romana -avverte Aldo Mattia, direttore della Coldiretti del Lazio - è una battaglia che va combattuta e chiusa in quindici giorni".

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