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Wto dà ragione a Ue contro bando Russia import carni suine

La 'guerra dei prosciutti' è stata la prima ritorsione di Mosca alle sanzioni per l'annessione della Crimea

Redazione Ansa

GINEVRA - Dopo oltre due anni di battaglia, l' Unione europea registra la sua prima vittoria nella cosiddetta 'guerra del prosciutto' con la Russia, partita a gennaio del 2014 con lo stop da parte di Mosca alle importazioni di carne suina e derivati provenienti dall'Unione europea. Il panel di esperti dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto), costituito per dirimere la disputa, si è infatti espresso largamente a favore dell'Unione europea precisando che la misura intrapresa da Mosca "non si basa sulle pertinenti norme internazionali e viola le norme dell'accordo Wto". La Russia ha ora 60 giorni di tempo per fare appello contro la decisione.
Prima di delegare la soluzione della disputa al Wto la Commissione Ue aveva tentato di risolverla tramite discussioni bilaterali, sempre nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio, ma queste non hanno portato ad alcun risultato.
Prima del blocco il mercato russo assorbiva circa il 25% del totale delle esportazioni europee di carne suina e derivati. In particolare, le esportazioni europee verso la Russia contavano 1,4 miliardi di euro annui per 750 mila tonnellate, di cui 24.600 (circa il 3,3%) di provenienza italiana.

"La Russia ha perso la guerra del prosciutto" al Wto afferma la Coldiretti, nel sottolineare che la misura era stata prese prendendo a pretesto la scoperta di casi di peste suina africana in alcuni cinghiali in Lituania e Polonia, in zone di frontiera con la Bielorussia.
Il bando a prosciutti, culatelli, salami e zamponi dalle tavole dei russi è stata la prima ritorsione di Mosca alle sanzioni decise dall'Unione Europea nei confronti della Russia in risposta all'annessione della Crimea e - ricorda la Coldiretti - ha anticipato di pochi mesi l'embargo totale sancito dalla Russia ad una lista di prodotti per i quali è del tutto vietato l'ingresso". Si tratta di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia con decreto n. 778 del 7 agosto 2014 e successiva proroga. "Una guerra commerciale che ha colpito duramente l'agroalimentare Made in Italy con un taglio delle esportazioni", stimato dalla Coldiretti in 600 milioni di euro nell'arco di due anni, "dovuto per circa la metà al completo azzeramento delle spedizioni di ortofrutta, formaggi, latticini, carni e salumi italiani interessate direttamente dall'embargo".

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