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Legambiente, 20.700 reati nell'agroalimentare nel 2015

3.700 denunce e 4.214 sequestri per un valore di 582 mln

Redazione Ansa

(ANSA) - RIPESCIA (GROSSETO), 6 AGO - Oltre 20.700 reati scoperti, 56 al giorno, più di 3.700 denunce e 4.214 sequestri per un valore complessivo di 586 milioni di euro. E' la fotografia degli illeciti legati alla filiera dell'agroalimentare nel corso del 2015 secondo i dati diffusi oggi da Legambiente a Rispescia (Grosseto), in occasione di Festambiente, sulla filiera illegale agroalimentare. "Nemmeno l'anno dell'Expo - commenta l'associazione - ha scoraggiato i vampiri dell'agroalimentare italiano", con "infrazioni penali in diverse filiere, contributi illecitamente percepite, frodi", scoperte dalle forze dell'ordine insieme all'Icgrf. Legambiente spiega anche di aver censito, in questi anni, "ben 30 clan mafiosi presi con le mani in pasta".

Il numero più alto di infrazioni penali è stato registrato "tra i prodotti ittici, con 6.299 illegalità accertate, 459 denunciati, 800 sanzioni e 991 sequestri. Anche i vini e gli alcolici hanno impegnato particolarmente le autorità di controllo, con il risultato di 2.752 illeciti amministrativi e 441 penali, 14 denunce, 2.103 sanzioni e 1.010 sequestri".

Riguardo alla "scalata mafiosa" nella filiera, "spesso approda nella ristorazione, dove gli ingenti guadagni accumulati consentono ai clan di acquisire ristoranti, alberghi, pizzerie, bar, che anche in questo caso diventano posti ideali dove 'lavare' denaro e continuare a fare affari".

"Davanti a questi numeri impressionati - ha dichiarato Rossella Muroni, presidente nazionale Legambiente - abbiamo il dovere di impegnarci per liberare il cibo dal malaffare. Le organizzazioni criminali sono tornate forti e sono tornate alla terra. E spesso a pagare siamo noi cittadini-consumatori, in termini di salute, ma anche di denaro, perché in molti casi sono colletti bianchi a determinare il prezzo dei beni di prima necessità, sia a valle che a monte delle filiere. Occorre aprire una stagione nuova del cibo e dell'alimentazione perché l'alternativa, di fatto, già esiste: sono i nostri prodotti, le nostre eccellenze gastronomiche che uniscono etica all'estetica".

(ANSA).

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