(ANSA) - ROMA, 23 DIC - Che serva per condire i tortellini o
per dare sapore all'arrosto, che sia di gallina o del più
raffinato cappone, cha soddisfi palati semplici o più esigenti,
da nord a sud il brodo è un must della tavola natalizia. Un
piatto semplice ma ricco di storia, che attraversa tutta
l'Italia con le sue innumerevoli declinazioni regionali. A
raccogliere tradizioni e segreti di questo viaggio nel gusto, le
community W Il pollo.
Si parte dalla Liguria: a farla da padrone durante le festività
sono i natalini in brodo "Natalin in to broddo", speciali
maccheroni lunghi che vengono serviti nel brodo di cappone ed
accompagnati talvolta da polpettine o bocconcini di salsiccia.
Considerato un piatto portafortuna perché rappresentava le
palanche, ovvero ricchezza, la tradizione vuole che i natalini
non vadano mai spezzati prima di essere cotti nel brodo. A
Milano, se non ci sono i ravioli in brodo "te sét no un
milanés", serviti nel brodo di gallina o di cappone come vuole
la tradizione, mentre Como si schiera per un tortello e Brescia
per i famosi casoncelli.
In Emilia-Romagna il brodo di cappone è un vero e proprio
viaggio gastronomico da Piacenza a Rimini, che chiama diversi
formati di pasta fresca ripiena a seconda delle città: gli
anolini a Piacenza, i tortellini a Bologna, i cappelletti di
magro a Ravenna. Questi ultimi, i caplèt, ripieni di formaggio e
a volte di carne, sono un must della tradizione natalizia
romagnola, la loro prima testimonianza risale al 1811
nell'inchiesta napoleonica e sono chiamati così per il modo in
cui sono chiusi, ovvero a cappello.
Il brodo di cardi e volarelle è invece il re della tavola
abruzzese: la ricetta originale, oltre alla carne di pollo o di
tacchino per realizzare il brodo, vuole pane a dadini oppure le
volarelle, caratteristici quadrucci di pasta all'uovo fritti,
assieme a cardi, polpettine e formaggio pecorino. Zuppa di cardi
protagonista del Natale anche in Molise oltre alle specialità
più originali come la Pizza di Franz, un brodo di cappone
arricchito da un impasto a base di uova, parmigiano e prezzemolo
cotto al forno.
Cucchiaio a tavola anche in Campania, dove la minestra maritata
di cicoria, scarola e "borraccia" (erba amara) in brodo di
gallina è uno dei piatti simbolo della cucina popolare
napoletana. Originariamente ricetta figlia della "fame" perché
si faceva con verdure anche spontanee e con gli scarti della
carne, prende il nome dal fatto che tutti gli ingredienti di
carne e verdura si "maritano", si sposano nella minestra. Una
versione facoltativa della ricetta prevede anche il cosiddetto
'mbuttun, una farcia della gallina preparata appositamente con
uova, pinoli, carne, verdure e formaggio. Infine, i cardi
tornano protagonisti anche in Basilicata, accompagnati a scarole
e verze, il tutto cotto in brodo di tacchino per una ricca
minestra mentre in Puglia ci si divide tra i taglioni in brodo
di tacchino tipicamente foggiani e i mille infranti "ù tridd" in
brodo di Molfetta nel giorno di Santo Stefano, un formato di
pasta fresca che prende il nome da un antico albergo egiziano il
cui nome era Tridda. (ANSA).
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Da Nord a Sud il brodo 'Must' della tavola di Natale
Con pollo o cappone protagonista dalle innumerevoli declinazioni