(ANSA) - REGGIO CALABRIA, 14 MAG - La Corte d'appello di Reggio
Calabria ha disposto la restituzione di 102 beni, tra i quali il
Cafè de Paris, il locale di via Veneto a Roma simbolo della
"dolce vita", ritenuto nella disponibilità di Vincenzo Alvaro di
Sinopoli, indicato dagli investigatori come esponente di spicco
dell'omonima cosca. Lo rende noto il difensore degli Alvaro,
l'avv. Gelsomina Cimino che afferma che i giudici hanno
"riconosciuto l'insussistenza del cosiddetto 'Sistema Alvaro'".
I beni erano stati sequestrati nel 2009 - e poi confiscati -
nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Reggio Calabria contro
la presunta cosca di Sinopoli. Il sequestro era stato confermato
sia in primo grado che in appello, dopo i ricorsi della difesa,
ma la Cassazione ha annullato con rinvio l'ultima decisione.
"Sono stati necessari oltre dieci anni di processi e
procedimenti con migliaia di euro di soldi pubblici spesi e
sperperati in intercettazioni - afferma il legale - per arrivare
infine ad affermare l'insussistenza della pericolosità sociale
che avrebbe legittimato l'applicazione della misura ablatoria.
La Corte d'appello di Reggio Calabria, chiamata a pronunciarsi
in sede di rinvio, ha quindi dovuto ammettere che tanto il
Tribunale, quanto la stessa Corte in sede di gravame, avevano
immotivatamente omesso di verificare se effettivamente Vincenzo
Alvaro avesse mai ricoperto una carica di rilievo mafioso e il
giudizio sulla sua pericolosità qualificata risulta di fatto
disancorato dalla individuazione di condotte sintomatiche:
l'errore era tanto più grave se si considera che nel frattempo
era intervenuta assoluzione anche dal delitto di associazione
mafiosa". "La Corte distrettuale - prosegue il legale - va
addirittura oltre e, prendendo in considerazione la condanna
riportata da Alvaro in primo grado per intestazione fittizia
aggravata dall'art. 7 con sentenza del Tribunale di Roma del 9
aprile 2014, ha escluso che una tale (successiva) condanna,
peraltro ancora non passata in giudicato, possa, in sede di
applicazione della misura di prevenzione patrimoniale,
costituire ulteriore presupposto per l'affermazione di una
qualche pericolosità sociale, sì da giustificare, come invece
avrebbe voluto la Procura Generale, il mantenimento della
confisca su tutti i beni ritenuti nella disponibilità" di
Alvaro. (ANSA).
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'Ndrangheta: Corte appello annulla confisca Cafè de Paris
Bene restituito insieme ad altri 101 a Vincenzo Alvaro