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Roma beve shochu, distillato giapponese sposa diverse cucine

"Liquore ridente" si abbina a menu Shoda, Liberati e coreano Kim

Redazione Ansa

- ROMA - E' un distillato a prova di globalizzazione il shochu. Una tipicità giapponese, ricavata dalla fermentazione di cereali e patate dolci, che in questi giorni a Roma sta dando prova di felice matrimonio con l'alta cucina dello chef de Il Pagliaccio, due stelle Michelin, Anthony Genovese, nonché con i piatti coreani di Daniel Kim, lo chef del ristorante Galbi Roma, con le nippo-creazioni gastronomiche dello chef televisivo Hirohiko Shoda, fino alle prelibatezze di macelleria del guru della carne biologica Roberto Liberati, proprietario della bottega romana Liberati. Un menu dal respiro internazionale messo a punto da Kim-Shoda e Liberati, è stata un'occasione unica per conoscere i produttori e apprezzare le caratteristiche di questa pregiata bevanda, distribuita a Roma da Hiroto Sasaki, presidente della società di import-export Anima. La parola shochu in giapponese si scrive con due lettere "sho" che significa bruciare e "chu" che vuol dire alcool fermentato. Il suono sho può essere rappresentato anche con un ideogramma che significa ridere, da qui il nome di "liquore ridente". Secondo la legge erariale giapponese, il sohchu, deve essere saccarificato prima con il koji (riso cotto a vapore fermentato con la muffa Aspergillus Oryzae) e poi deve essere fatto fermentare con l'aggiunta di lieviti. Il clima sub tropicale di Miyazaki, la capitale della prefettura omonima sull'isola di Kyūshū, a Sud del Giappone rende la zona particolarmente vocata alla produzione di shochu eccellenti che possono essere bevuti in purezza con del ghiaccio o anche utilizzati per preparare dei cocktail. A Roma sono intervenuti Kouichiro Watanabe, Tadashi Yamagita e Toshimitsu Yamanaka, le nuove generazioni di distillerie artigianali attive dal 19/mo secolo che ancora oggi sposano principi di produzione sostenibile e amica dell'ambiente. "Ci esprimiamo attraverso la terra con un distillato unico al mondo", frutto di una 'fermentazione del shochu nell'ambiente', sottolineano dalla distilleria Watanabe.

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