(ANSAmed) - NAPOLI, 2 FEB - "Vogliamo avere la certezza
che i pesci si riproducano prima di essere catturati, perché
questo è fondamentale per la sostenibilità della pesca sul lungo
periodo". Così Elisabetta Betulla Morello, funzionario FAO per
le risorse ittiche presso la Commissione generale per la pesca
nel Mediterraneo (GFCM), sottolinea la lotta delle agenzie che
fanno capo alla Fao e sono impegnate nel tutelare il
Mediterraneo per pesca e benessere per i pesci.
Negli ultimi anni, si legge in una nota della Fao, tanti
pescatori del Mediterraneo hanno iniziato a preoccuparsi per il
futuro. Le popolazioni locali di pesci e crostacei sono state
infatti duramente colpite dalla pesca eccessiva e dai
cambiamenti climatici. Lo testimonia Romeo Mikicic, che pesca
nel Mare Adriatico da 40 anni e ama il mare. La sua è l'ultima
di una serie di generazioni di pescatori da sempre sull'isola di
Cres, una delle oltre mille isole della Croazia: "La pesca -
spiega Mikicic, che è a capo dell'associazione nazionale croata
di riferimento per 200 pescherecci a strascico - è molto
importante in Croazia. Negli anni 1990, fino ai primi anni del
nuovo millennio, si poteva pescare bene, ma poi il pesce ha
cominciato a scarseggiare sempre più. Siamo stati costretti a
importare pesce per integrare le forniture nell'area,
soprattutto nei mesi estivi, durante la stagione turistica".
Da anni, la FAO raccomanda l'adozione di un nuovo approccio
nella gestione delle preziose risorse marine del Mediterraneo,
al fine di preservare gli stock ittici e altre risorse.
Attraverso la GFCM e una rete di progetti sul campo, come
AdriaMed, la FAO ha guidato iniziative con posta in gioco alta
visto che dal rapporto "Stato della pesca nel Mediterraneo e nel
Mar Nero 2020" della GFCM, il 75% degli stock ittici ha
risentito di uno sfruttamento eccessivo. Ma gestire la pesca è
un compito complesso poiché molte specie acquatiche si spostano
attraverso i confini internazionali. Il principale risultato
della collaborazione tra Croazia e Italia, dopo 15 anni di studi
e di consultazioni di carattere scientifico, è stata la firma di
un accordo bilaterale per proteggere gli stock ittici e i loro
habitat nell'Adriatico settentrionale. Al termine del processo,
promosso dalla FAO e dai paesi partecipanti al progetto
AdriaMed, i paesi membri della GFCM hanno istituito, nel 2017,
una zona di pesca regolamentata (ZPR). L'area, che abbraccia le
acque circostanti l'isolotto vulcanico di Pomo (Jabuka in lingua
croata), è una zona di interdizione della pesca di 1.400 km
quadrati, diventata territorio di riproduzione del nasello
comune e dello scampo. La pesca con reti a strascico è vietata
sempre e altre attività di pesca sono limitate a determinati
periodi dell'anno. Le imbarcazioni responsabili delle ispezioni
in mare e la guardia costiera pattugliano la zona per
contrastare il declino della biodiversità del Mediterraneo. Si
tratta di una situazione vantaggiosa per l'ambiente, ma anche
per i pescatori, i quali, grazie al recupero della biodiversità,
traggono profitto da un pescato sempre più abbondante e di
pregio.(ANSAmed).
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Fao tutela pesce e pescatori con piani in Mediterraneo
Progetto Adriamed tutela pesci in Adriatico con Croazia e Italia