(ANSA) - ROMA, 11 SET - La plastica che inquina gli oceani
rischia di finire sulle nostre tavole non solo attraverso i
pesci che la inghiottono, ma anche attraverso il sale. Dalla
Cina agli Stati Uniti, passando per l'Europa, diversi studi
hanno infatti dimostrato la presenza di microplastiche nel sale
marino che viene usato in cucina. L'ultimo in ordine di tempo è
stato realizzato dalle università di New York a Fredonia e del
Minnesota, che lo hanno mostrato in anteprima al Guardian.
Nell'indagine i ricercatori hanno ricercato la presenza di
plastica in sale, birra, e acqua potabile. Hanno analizzato 12
tipi di sale, tra cui 10 tipi di sale marino, arrivando a
calcolare che ogni americano ingerisce in media 660 particelle
di plastica ogni anno. E la cifra, rilevano, potrebbe essere
superiore, poiché i dati delle autorità sanitarie mostrano che
la stragrande maggioranza degli statunitensi consuma più sale di
quanto raccomandato.
La plastica è "onnipresente, nell'aria, nell'acqua, nei pesci
che mangiamo, nella birra che beviamo. E' ovunque", ha detto
Sherri Mason, a capo della ricerca.
Lo studio statunitense segue a quello pubblicato ad agosto da
un team di ricercatori spagnoli e condotto su 21 tipi di sale da
cucina, ognuno dei quali risultato contaminato dalla plastica.
Stessi risultati sono stati raggiunti nei mesi scorsi da uno
studio realizzato da scienziati inglesi, francesi e malesi,
relativo a 17 tipi di sale di otto Paesi del mondo
dall'Australia all'Iran, dal Giappone al Portogallo. La
situazione non è migliore in Cina, dove già nel 2015 furono
trovate microplastiche in 15 marchi di sale venduto nei
supermercati. (ANSA).
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Inquinamento: la plastica finisce anche nel sale marino
Esperti, contaminazione in tutto il mondo, dall'Europa alla Cina