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Fondazione Una,nasce guida per gestione filiera carni selvatiche

Confronto tra mondo accademico, scientifico e venatorio

Redazione Ansa

(ANSA) - ROMA, 09 MAG - Una guida per la corretta gestione della filiera delle carni selvatiche: è quanto stato presentato oggi alla Camera dei Deputati, da Fondazione Una (ente del Terzo Settore che opera per preservare le ricchezze faunistiche, paesaggistiche e rurali d'Italia), Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva, SIMeVeP. L'iniziativa, attraverso la neonata pubblicazione del 'Manuale operativo del progetto Selvatici e Buoni', ha la finalità di offrire a enti locali, istituzioni e decisori dei territori interessati uno strumento utile a un corretto utilizzo delle risorse faunistiche, educandoli sulle caratteristiche igienico-sanitarie da rispettare nel trattamento delle carni selvatiche e guidandoli verso la valorizzazione e la promozione del prodotto finale sul territorio. La nascita del manuale operativo è il punto di arrivo di un percorso iniziato nel 2017 con l'attivazione di 'Selvatici e Buoni', progetto attraverso cui Fondazione Una si è impegnata a diffondere una nuova cultura sulla filiera delle carni selvatiche. Il progetto, nel triennio 2017-2019 (fase pilota, che ha messo al centro il territorio di Bergamo) ha visto l'organizzazione di attività di ricerca e analisi delle carni condotte da veterinari specializzati e di incontri di formazione e workshop rivolti a cacciatori, operatori della filiera di lavorazione, esperti del settore e ristoratori, finalizzati ad espandere la conoscenza sulle migliori modalità di trattamento delle carni selvatiche.
    "Per la stesura del manuale, abbiamo riunito - spiega Maurizio Zipponi, presidente di Fondazione Una - attori di mondi diversi al fine di far confluire in uno strumento univoco i risultati di un tavolo di lavoro iniziato già da tempo. Lo scopo del progetto Selvatici e Buoni non è solamente quello di instaurare un circolo virtuoso tra i soggetti coinvolti, ma anche quello di delineare un processo che consenta la creazione di una filiera di carni selvatiche controllata, legale e sicura dal punto di vista igienico-sanitario, in grado di garantire uno sviluppo sostenibile e un ritorno sociale, economico e occupazionale per i piccoli borghi e le comunità alpine e appenniniche".
    "Le carni degli ungulati selvatici a vita libera - commenta Silvio Barbero, vicepresidente dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo - sono un alimento biologico per eccellenza, caratterizzato da un basso apporto di grassi e un elevato tenore proteico. Per questo motivo, tra i principali obiettivi del progetto Selvatici e Buoni c'è quello di promuovere percorsi di formazione multidisciplinari volti ad accrescere le competenze degli attori coinvolti lungo la filiera delle carni selvatiche. Infatti, una corretta gestione della filiera è fondamentale per garantire le proprietà organolettiche e nutrizionali che contraddistinguono questa materia prima".
    (ANSA).
   

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