(ANSA) - PULA (CAGLIARI), 19 MAG - I consumatori italiani si
dividono a tavola in due popolazioni, da un lato chi cerca nuove
esperienze sperimentando le cucine di altri Paesi sia al
ristorante sia tra le mura domestiche cimentandosi ai fornelli;
dall'altro chi del prezzo è costretto a fare una discriminante
basandosi su offerte e discount. Se ne è parlato a Linkontro,
evento annuale che Nielsen Italia organizza in Sardegna,
quest'anno a Santa Margherita di Pula, per analizzare trend e
futuro del largo consumo.
"Una parte di consumatori guarda principalmente al prezzo,
differenziando anche i luoghi di acquisto, non ha né i mezzi né
la cultura della sperimentazione alimentare. Un'altra parte
vuole sperimentare in cucina, compra la burrata dal casaro e si
indirizza sull'offerta 'premium' della grande distribuzione dai
'Gourmet Carrefour' al Viaggiatore Goloso di Unes, a Eté di
Vegè, cercando nuovi prodotti - spiega Giorgio Santambrogio,
presidente di Adm (Associazione distribuzione moderna) - e
l'offerta deve adeguarsi".
Sopratutto i millennials scelgono di cucinare una cena a base
di Falafel libanesi o di Guacamole messicana e la domanda di
ingredienti etnici sugli scaffali cresce seguendo le nuove
culture alimentari.
"Attenzione però - aggiunge Santambrogio - non sempre il
contadino è migliore se guardiamo a sicurezza e qualità. Se
vogliamo i prodotti a km zero sugli scaffali devono essere a
filiera certificata e corretta catena del freddo".
Sono 14 milioni gli italiani che scelgono di provare la
cucina etnica e continuare a farlo, ma all'aperitivo e al
digestivo prevale l'italianità.
"Notiamo - afferma Leonardo Vena, ad di Amaro Lucano - la
tendenza dei locali etnici che aprono con banco bar, come
messicani, giapponesi, vietnamiti o hawaiani, ad utilizzare
amari italiani per miscelare i cocktail e i consumatori a berlo
liscio come dopo pasto". (ANSA).
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Italiani in cucina, più etnico e km zero
E la grande distribuzione segue il trend