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Il clima sposta l'area di nidificazione delle tartarughe verdi VIDEO

Verso le coste di Italia, Nord Africa e Grecia

Un esemplare di tartaruga verde (Chelonia mydas) presso il centro di ricerca, salvataggio e riabilitazione del Museo di Storia naturale del Salento (fonte: Piero Carlino, Sea Turtle Research, Rescue and Rehabilitation Center, MSNS)

Redazione Ansa

L'area di nidificazione delle tartarughe verdi potrebbe estendersi fino al 60% entro il 2100, raggiungendo anche le coste dell'Italia: la causa e' nell'aumento delle temperature, ma il rischio e' che le nuove aree piu' antropizzate possano avere un impatto negativo sulla nidificazione. A prevedere il nuovo scenario e' lo studio tutto italiano guidato da Chiara Mancino, dell'Universita' Sapienza di Roma, pubblicato sulla rivista Scientific Reports.

"La distribuzione e la nidificazione delle tartarughe marine, in questo caso le tartarughe verdi Chelonia mydas - ha detto Mancino all'ANSA - e' fortemente legata alla temperatura superficiale del mare, e un insieme di altri parametri, e la crisi climatica sta portando a delle rapide trasformazioni di queste variabili, un cambiamento piu' rapido di quelli avvenuti nel passato".

Sebbene precedenti ricerche abbiano studiato gli effetti del cambiamento climatico su diverse popolazioni di tartarughe marine in tutto il mondo, sono state condotte pochissime ricerche sulla popolazione di tartarughe verdi (Chelonia mydas) nel Mar Mediterraneo. Usando i modelli previsionali dei cambiamenti del Mediterraneo il gruppo di ricerca composto anche da Sandra Hochscheid, della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, e Luigi Maiorano, della Sapienza, ha dunque potuto simulare gli impatti, fino al 2100, sulle future aree di nidificazione di queste tartarughe che oggi sono limitate principalmente alla Turchia e a Cipro nel Mediterraneo orientale.

Negli scenari di aumento delle temperature peggiori l'area delle tartarughe verdi potrebbe allargarsi teoricamente fino al 62,4% andando a comprendere la costa nordafricana fino all'Algeria, gran parte dell'Italia e della Grecia, e il Mar Adriatico meridionale. "Un segnale che puo' sembrare positivo ma che da un lato testimonia la rapidita' dei cambiamenti in atto, dall'altro pone il problema della 'qualita' ' dei nuovi potenziali siti di nidificazione", ha aggiunto Mancino. "Si tratta di coste molto piu' antropizzate rispetto a quelle di nidificazione 'tradizionali', spiagge - ha concluso - in cui ci sono minacce nuove come l'inquinamento luminoso dei lidi, la pesca o una differente erosione delle coste. Tutti elementi che potrebbero influire negativamente sul successo della nidificazione".

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