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La metà dei laghi più grandi del mondo si sta ritirando

Colpa di clima, attività umane e sedimenti

Il lago Salton in California ripreso dalla sonda Gemini-5 (fonte: NASA)

Redazione Ansa

In calo la quantità di acqua presente in oltre il 50% dei grandi laghi del mondo: negli ultimi 28 anni se ne sono perse 22 gigatonnellate all'anno, per effetto del riscaldamento globale e del consumo legato alle attività umane. Il fenomeno, che mette a rischio quasi 2 miliardi di persone residenti vicino a bacini idrici in ritirata, è descritto in uno studio pubblicato su Science da un team internazionale guidato da Fangfang Yao dell'Università del Colorado a Boulder.

I laghi coprono solo il 3% della terraferma, eppure immagazzinano l'87% dell'acqua dolce presente allo stato liquido sulla superficie terrestre. Per monitorarli, i ricercatori hanno sviluppato una nuova tecnica, molto utile per la gestione delle risorse idriche, che combina le osservazioni satellitari con modelli climatici e idrologici.

Nello studio, in particolare, sono partiti da 250.000 immagini satellitari riprese tra il 1992 e il 2020 che mostrano l'estensione superficiale di 1.972 tra i più grandi laghi del mondo (di cui 1.051 laghi naturali e 921 bacini artificiali). A queste hanno poi aggiunto le misurazioni del livello delle acque ottenute con nove altimetri satellitari, in modo da poter calcolare il volume dei laghi negli ultimi decenni. I risultati rivelano un calo dell'acqua immagazzinata nel 53% dei grandi laghi mondiali, localizzati sia in aree umide che secche, con perdite più grandi del previsto in Artico e nelle zone tropicali umide. Un aumento significativo di acqua si registra solo nel 24% dei grandi laghi, che però sono localizzati per lo più in regioni remote e scarsamente popolate come l'altopiano del Tibet.

Per quanto riguarda l'andamento dello stoccaggio dell'acqua nei bacini idrici gestiti dall'uomo, sono state scoperte significative perdite in quasi due terzi delle grandi riserve, dovute soprattutto all'accumulo di sedimenti.

Invertire questa preoccupante tendenza è possibile, come dimostra il caso del lago Sevan in Armenia, cresciuto negli ultimi 20 anni grazie a nuove leggi che regolano il prelievo di acqua dai primi anni Duemila.

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