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Il nucleo della Terra ha un cuore di ferro

Il suo raggio sarebbe appena di 650 chilometri

Redazione Ansa

Il cuore della Terra, il nucleo interno, potrebbe essere più piccolo del previsto e ricco di ferro, con appena 650 chilometri di raggio. A indicare che all'interno del nucleo terrestre esista un piccolo 'nucleo interno più interno' è lo studio su pubblicato sulla rivista Nature Communications e realizzato da Thanh-Son Pham e Hrvoje Tkalčić, entrambi dell'Università Nazionale Australiana a Canberra.

Quel che si trova all'interno del pianeta è ad oggi ancora avvolto da molte ombre, non esiste infatti nessuna tecnologia in grado di penetrare le profondità della Terra e mostrare in modo diretto la sua struttura o composizione. L'unico concreto strumento a disposizione sono le onde sismiche che attraversando l'intero pianeta vengono riflesse e rifratte fornendo così, come le onde acustiche usate in un'ecografia, informazioni su come sia strutturata la Terra. Grazie a queste analisi è stato possibile comprendere che il pianeta è composto da una serie di strati concentrici ben distinti l'uno dall'altro: crosta, mantello, nucleo esterno e nucleo interno.

 

 

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Rappresentazione della struttura interna della Terra, al centro il nuovo piccolo nucleo (fonte: Drew Whitehouse, National Computational Infrastructure’s Vizlab, Australian National University)

 

Analizzando ora un'enorme quantità di dati relativi alla propagazione delle onde sismiche rilevati dalle sempre più grandi e sensibili reti di rilevazione installate negli ultimi anni, i ricercatori australiani hanno rispolverato una vecchia idea proposta per la prima volta una ventina di anni fa. L'idea è che il nucleo interno del pianeta sia a sua volta formato da due strati: uno esterno poco omogeneo e uno più interno molto compatto e con un raggio di appena 650 chilometri. A fornire supporto a questa tesi è la sensibilità raggiunta dai più recenti sismografi: le tracce di questo 'nucleo interno più interno' sono infatti quasi impercettibili e riconoscibili solo grazie alla sensibilità delle nuove tecnologie. La presenza di un eventuale stratificazione del nucleo interno, spiegano i ricercatori, potrebbe indicare che la storia del nostro pianeta sia stata ancor più complessa del previsto.

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