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Sisma Turchia-Siria, deformazioni del suolo su 35.000 kmq

Studio del Cnr su dati radar del satellite europeo Sentinel 1A

L’interferogramma prodotto dopo il sisma che ha colpito Turchia e Siria (fonte: CNR, EPOS, Copernicus)

Redazione Ansa

Rilevate deformazioni del suolo su un'area complessiva di 35.000 chilometri quadrati dopo le scosse di terremoto che il 6 febbraio hanno colpito il sud-est della Turchia e il nord della Siria: lo indicano le prime analisi condotte dall'Istituto per il Rilevamento Elettromagnetico dell'Ambiente del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IREA-CNR) sulla base delle immagini radar raccolte dal satellite Sentinel-1A di Copernicus, il programma di osservazione della Terra gestito da Agenzia Spaziale Europea (ESA) e Commissione Europea.

Il team di ricercatori della sede di Napoli dell'IREA-CNR ha rilevato il campo di deformazione superficiale indotto dai due eventi sismici applicando la tecnica dell'Interferometria SAR Differenziale (DInSAR), grazie a un sistema sviluppato nell'ambito delle attività dell'infrastruttura di ricerca europea EPOS (European Plate Observing System) per lo studio della Terra solida.

Tale sistema permette di generare prodotti DInSAR in maniera automatica a seguito di eventi sismici di particolare rilevanza. In questo caso sono state analizzate le immagini radar acquisite dal satellite Sentinel-1A il 28 gennaio e il 9 febbraio. L'area investigata si estende per 130.000 chilometri quadrati di cui circa 35.000 sono affetti da significativi fenomeni deformativi, testimoniati nel grafico (interferogramma) dalla presenza di 'frange' di colore ciascuna delle quali corrisponde a uno spostamento nella linea di vista del sensore di circa 2,8 centimetri.

In molte zone le frange sono estremamente fitte a causa degli spostamenti, anche di vari metri, causati dagli eventi sismici. Nei prossimi giorni sono attese nuove immagini di Sentinel-1A, riprese da differenti orbite, che permetteranno ulteriori analisi. Inoltre, una serie di acquisizioni di immagini radar effettuate dai sensori radar della costellazione argentina SAOCOM-1 sono già state programmate in collaborazione con l'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e quella argentina.

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