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L'Ingv compie 20 anni e punta sulla ricerca

Doglioni, è la chiave per capire terremoti e vulcani

La sala sismica dell'Ingv (fonte: INGV)

Redazione Ansa

Più ricerca per affrontare e comprendere terremoti, vulcani ed emergenze climatiche, insieme a una rete più fitta e potente di strumenti, più studiosi e tecnici e teorie in grado di interpretare questi fenomeni naturali: l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv) guarda al futuro nel celebrare i suoi 20 anni, consapevole di come solo la ricerca possa aiutare ad affrontare nel modo più efficace fenomeni naturali 'di casa' in Italia, come sismi ed eruzioni vulcaniche.

"L'Ingv è prima di tutto un ente di ricerca e per fare buona ricerca occorrono prima di tutto buone idee e buoni strumenti", ha detto all'ANSA il presidente dell'ente, Carlo Doglioni. Se nel tempo teorie e strumenti tecnologici si sono evoluti, la ricerca è stato il filo rosso dell'intera storia dell'ente, nato nel 1999 riunendo le competenze dell'ex Istituto Nazionale di Geofisica, dell'Osservatorio Vesuviano e di tre istituti che facevano parte del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Istituto Internazionale di Vulcanologia di Catania, Istituto di Geochimica dei Fluidi di Palermo e Istituto di Ricerca sul Rischio Sismico di Milano).

"Da allora abbiamo assistito a una rivoluzione delle tecniche di monitoraggio", ha osservato Doglioni riferendosi alle stazioni di rilevamento che oggi costituiscono la Rete sismica nazionale, alle tecniche per misurare i gas e a quelle basate sul Gps, all'interferometria satellitare. "E' probabile - ha osservato - che nei prossimi decenni ci troveremo di fronte a un progresso analogo ed è importante essere pronti ad adattare le strutture di monitoraggio alle nuove tecnologie. Sappiamo - ha aggiunto - che dalle idee, dall'intelligenza e dalla cultura dei ricercatori arrivano sempre buoni risultati".

Positivo il bilancio di quanto fatto finora dall'ente, che fin dall'inizio è stato il punto di riferimento scientifico per affrontare i tanti terremoti che scuotono un Paese fortemente sismico come l'Italia. Accanto a tecniche più sofisticare e teorie sempre più efficienti, negli ultimi tre anni è aumentato anche il personale dell'Ingv, con 276 assunti: "contiamo in futuro di continuare ad assumerne di nuovi: senza ricambio e arricchimento di cervelli - ha rilevato Doglioni - è difficile crescere".

Dovrà crescere anche la Rete sismica nazionale, che oggi comprende circa 400 sismometri: un numero non trascurabile, ma piccolo se confrontato con i 5.000 della rete giapponese. Si lavora, poi, per accrescere la rete Gps, il controllo da parte dei satelliti per l'osservazione della Terra e il monitoraggio idrogeochimico. Sono, questi, strumenti irrinunciabili per affrontare i campi di ricerca nei quali l'Ingv ha deciso di impegnarsi, come l'aumento del livello del Mediterraneo, le fasi preparatorie dei grandi terremoti e quelle delle eruzioni vulcaniche, la ricostruzione 3D del sottosuolo italiano fino alla profondità di 200 chilometri.

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