Rubriche

Terremoto, dopo 2 anni a Norcia la terra trema ancora

Doglioni (Ingv), sequenze simili possono durare anni

Terremoto del 30 ottobre 2016 in Italia centrale, la firma del terremoto con le faglia del Monte Vettore (fonte: INGV)

Redazione Ansa

A due anni dal terremoto di magnitudo 6.5 del 30 ottobre 2016 a Norcia la Terra continua a tremare: "di fatto la sequenza non è ancora terminata perché il numero di eventi giornalieri, oltre 20 anche se di bassa magnitudo, è più che doppio rispetto a quella che era la sismicità di fondo dell'area prima del terremoto", ha detto all'ANSA il presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.

Il terremoto di Norcia è stato il più forte nella sequenza sismica iniziata il 24 agosto 2016. Da allora, rileva Doglioni, "l'Ingv ha registrato a oggi oltre 95.000 eventi, di cui 9 con magnitudo maggiore o uguale a 5, 67 di magnitudo tra 4 e 4.9 e 1.144 di magnitudo fra 3 e 3.9". Sequenze di questo tipo, ha proseguito, possono durare "diversi anni perché il volume della crosta terrestre si muove a favore della forza di gravità".

Anche questo terremoto, rileva il presidente dell'Ingv, è stato per i sismologi un'occasione preziosa per acquisire nuovi dati e la dimostrazione di quanto sia importante disporre delle infrastrutture necessarie per monitorare gli eventi in modo adeguato, come reti di sismometri, accelerometri, GPS, dati interferometrici satellitari. "Sulla base dell'attuale strumentazione, abbiamo visto la doppia direttività con cui si è propagata la rottura sulla faglia principale e come numerose faglie abbiano accompagnato lo scivolamento verso il basso di circa 6000 chilometri cubi della parte fredda e superficiale della crosta terrestre. Con una precisione finora sconosciuta - ha detto ancora - si sono misurati gli spostamenti orizzontali e verticali della crosta terrestre fino a 70 e 90 centimetri".

In futuro, ha detto ancora, "vorremmo creare anche una rete idrogeochimica capillare, visto che sia in questa sequenza come in molte altre passate, si sono viste delle variazioni di profondità, chimica e temperatura delle falde acquifere, in certi casi anche prima del terremoto". E' inoltre importante potenziare la rete sismica nazionale, che in Italia comprende circa 400 stazioni contro le oltre 5.000 del Giappone. E' importante "rendere le reti di monitoraggio più efficaci e multiparametriche". E' inoltre "urgente investire nella comprensione dei meccanismi che generano i terremoti, aggiornare e ampliare il sistema di monitoraggio". Per Doglioni "la previsione dei terremoti è ancora lontana, ma è un obiettivo che dobbiamo perseguire. Nel frattempo dobbiamo comunque incrementare le attività di prevenzione con l'adeguamento o il miglioramento antisismico degli edifici".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it