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I vulcani più inaccessibili esplorati dai droni

Esplorate dall'interno le loro nubi

Redazione Ansa

Il cratere di un vulcano, con le sue nubi e gas, sono stati osservati da vicino dove l'uomo non era mai potuto arrivare: è stato possibile grazie al drone utilizzato dal gruppo dell'università di Bristol guidato da Emma Liu, per studiare i vulcani Fuego e Pacaya, in Guatemala. I sensori con i quali era equipaggiato il drone sono riusciti a misurare temperatura e umidità all'interno delle nubi vulcaniche e a scattare immagini di eruzioni multiple in tempo reale.

E' la prima volta che un drone viene utilizzato su un vulcano come il Fuego, dove la mancanza di accesso al camino vulcanico (cioè il condotto da cui passa il magma verso la superficie) ha sempre impedito di misurare i gas. Grazie ai fondi del Cabot Institute, i ricercatori hanno sviluppato le tecnologie per riuscirci: il drone ha volato al di là della della linea di vista a 8 chilometri di distanza, a 3.000 metri sopra il sito di lancio.

Dopo questa prima missione di 10 giorni, il gruppo di ricerca intende tornare in Guatemala per una nuova campagna di rilievi, grazie a una gamma più ampia di sensori per l'analisi di gas, filtri, raccolta delle ceneri, camere termiche e sensori atmosferici. ''I droni - osserva Liu - sono un'ottima soluzione per raccogliere campioni sul posto e per il monitoraggio di routine delle emissioni vulcaniche, soprattutto in quelle aree dove è molto pericoloso o impossibile l'accesso alle aree vicino al camino vulcanico''.

Grazie ai sensori di cui sono dotati, è possibile tenere sotto controllo le emissioni del vulcano, nonchè fare una mappa dei depositi accumulati nelle zone circostanti. Questi dati in futuro potranno essere usati per avvisare per avvertire le popolazioni locali di eruzioni in arrivo, nonchè per elaborare modelli dell'impatto delle eruzioni sugli insediamenti vicini.

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