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Prende forma il più grande telescopio del mondo in Cile

Italia in prima fila, a 40 anni dal suo ingresso in Eso

Grazie a un consorzio di aziende italiane prende forma il super telescopio Elt in Cile (fonte: G. Hüdepohl atacamaphoto.com/ESO)

Redazione Ansa

Grazie a un consorzio di aziende italiane inizia a prendere forma il più grande telescopio ottico-infrarosso del mondo, l'Extremely Large Telescope (Elt) dell'Osservatorio Europeo Australe (Eso), in via di realizzazione a 3.000 metri di quota nel deserto cileno di Atacama con un forte contributo scientifico e tecnologico del nostro Paese.

Lo spiegano gli esperti riuniti all'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) per celebrare i 60 anni dell'Eso e i 40 anni della partecipazione italiana a questa grande organizzazione internazionale, che oggi vanta 16 Paesi membri e il più avanzato osservatorio astronomico esistente.

"L’Eso rappresenta la migliore organizzazione al mondo per la progettazione e l'operatività di telescopi da terra: tra i Paesi membri l'Italia è il quarto contribuente e quello con il più alto ritorno industriale", sottolinea Adriano Fontana, responsabile della divisione nazionale abilitante dell'astronomia ottica e infrarossa dell'Inaf.

"L'Italia è in prima fila non solo per lo sviluppo dei nuovi strumenti del Very Large Telescope (dei nove in costruzione, tre sono a guida italiana e altri tre vedono un'importante partecipazione del nostro Paese), ma anche per la realizzazione della struttura e degli strumenti del futuro Extremely Large Telescope".

L'Elt, che vedrà la prima luce nel 2028, "sarà paragonabile per dimensioni al Colosseo: avrà una base con un diametro esterno di 100 metri, un'altezza di 80 metri, e per seguire le stelle in cielo sarà in grado di spostare le sue 3.500 tonnellate di specchi con una precisione di pochi nanometri", precisa Michele Cirasuolo dell'Eso. Per sensitività e nitidezza delle immagini, Elt sarà sei volte più potente del telescopio spaziale James Webb.

Avrà uno specchio primario (denominato M1) di 39 metri di diametro, composto da 798 segmenti di 1,4 metri ciascuno che saranno levigati in modo differente l'uno dall'altro. Il sistema sarà inoltre dotato di un'ottica adattativa per correggere le distorsioni della luce prodotte dall'atmosfera terrestre. Il componente cruciale, lo specchio M4 da 2,5 metri sarà costruito dal consorzio italiano AdOptica. "Con uno spessore di appena 1,9 millimetri, avrà 5.300 attuatori che ne cambieranno la forma mille volte al secondo per aumentare sensitività e risoluzione", aggiunge Cirasuolo.

La cupola e la struttura principale del telescopio dove saranno adagiati gli specchi sono realizzati da un consorzio di industrie italiane, Cimolai e Astaldi: al momento si sta lavorando alla prima parte dell'anello esterno, di 12 metri di altezza. Dei sei strumenti scientifici in via di sviluppo, due sono quelli a guida italiana, Morfeo e Andes, mentre altri due (Micado e Mosaic) vedono una forte partecipazione italiana.

Tante le sfide tecnologiche e scientifiche che questo nuovo strumento comporta per l'Eso, che in questi 60 anni "ha rappresentato la seconda patria per intere generazioni di astronomi e tecnologi", osserva Fontana. Le sue infrastrutture servono una comunità di 22.000 astronomi di oltre 130 Paesi e sono un'ottantina gli italiani che vi lavorano. Le prospettive per il futuro sono positive, come rileva il presidente Inaf Marco Tavani: "sono contento che il programma Pnrr per le infrastrutture sia stato in qualche modo indirizzato e focalizzato anche su attività Eso, per cui abbiamo anche un supporto per la crescita e il potenziamento della nostra partecipazione".

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