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Inizia la coltivazione nel micro-orto spaziale italiano GreenCube

Irrigati i semi di crescione, daranno piantine in 15-20 giorni

Le piantine coltivate durante un test a terra della camera di crescita di GreenCube (fonte: ENEA)

Redazione Ansa

Con l'irrigazione dei semi di crescione a 6.000 chilometri dalla Terra, è stata avviata la prima coltivazione di verdure nello spazio oltre l'orbita bassa terrestre, all'interno del mini-orto tutto italiano del progetto GreenCube coordinato dall'Agenzia spaziale italiana (Asi). Il ciclo di crescita delle piante durerà 15-20 giorni all'interno del nano-satellite realizzato da Sapienza Università di Roma, in collaborazione con Enea e Università Federico II di Napoli, e lanciato lo scorso 13 luglio da Kourou (Guyana francese) con il nuovo vettore Vega-C dell'Agenzia spaziale europea (Esa).

Dopo l’immissione in orbita di GreenCube, è stata svolta la verifica del corretto funzionamento di tutti i sottosistemi di bordo e la temperatura interna alla camera di crescita è stata gradualmente portata a livelli compatibili con la crescita delle piante. "Il piccolo satellite, la cui orbita passa all’interno delle fasce di Van Allen, sta dimostrando un’ottima resistenza all’ambiente estremamente ostile in cui si trova, caratterizzato da alti livelli di radiazione", spiegano gli esperti dell'Asi in una nota.

Avendo concluso con successo la prima fase delle attività spaziali e avendo stabilizzato la temperatura nella camera di crescita, è stato ora avviato l’esperimento di coltivazione in orbita. Tramite l’invio di comandi da terra, i semi di crescione inseriti nel substrato di crescita e finora mantenuti dormienti, sono stati irrigati per far partire la germinazione. Le operazioni attualmente in corso presso le stazioni di terra dei dipartimenti Diaee e Dima della Sapienza di Roma e al Broglio Space Center dell’Asi a Malindi (Kenya) permetteranno di tenere traccia dell’evoluzione della crescita dei micro-ortaggi e dei parametri climatici dell’ambiente di coltivazione. L’esperimento sarà poi seguito da alcune repliche a terra per studiare l’effetto dell’ambiente spaziale (gravità alterata e alti livelli di radiazioni) sulla crescita delle piante. I risultati permetteranno di fare un passo avanti verso la produzione di ortaggi a supporto delle future missioni di esplorazione umana spaziale oltre l’orbita bassa.

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