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Scoperte le stelle cannibali, mangiano i loro pianeti

La composizione chimica aiuterà a cercare i sosia della Terra

Rappresentazione artistica di una stella che divora uno dei suoi pianeti (fonte: NASA/ESA/G. BACON)

Redazione Ansa

Esistono stelle cannibali che divorano i loro pianeti, e non sono affatto rare: sono circa un terzo delle stelle simili al Sole che fanno parte di sistemi binari, ossia che hanno una compagna inseparabile. La firma chimica di queste catastrofi cosmiche, nelle quale le stelle ingoiano i loro pianeti, è stata scoperta da una ricerca a guida italiana, condotta dall'Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e pubblicata sulla rivista Nature Astronomy. Il risultato offre una nuova chiave per riconoscere i sistemi stellari che potrebbero ospitare pianeti simili alla Terra.

Il processo di 'cannibalizzazione planetaria', infatti, "non si è verificato nel Sistema solare che ospita la Terra: il Sole ha preservato i suoi pianeti su orbite ordinate e quasi circolari, il che ha favorito il fiorire della vita sul nostro pianeta", osserva l'Inaf.

La ricerca è stata condotta su 107 sistemi binari utilizzando i dati dello spettrografo Harps (High Accuracy Radial velocity Planet Searcher) del telescopio da 3,6 metri a La Silla, dell'Osservatorio europeo australe (Eso). L'analisi dello spettro delle stelle ha permesso di riconoscere quelle che sono state protagoniste di episodi violenti. In condizioni normali, infatti, le stelle di un sistema binario sono formate dallo stesso gas e quindi dovrebbero essere chimicamente identiche. Tuttavia, se un pianeta cade in una delle due stelle, ne modifica la composizione chimica con elementi più pesanti, come litio e ferro, mentre la composizione dell'altra stella invece resta invariata. Su questa base, i ricercatori hanno determinati che alcune stelle simili al Sole ingoiano i loro pianeti con una probabilità compresa tra il 20% e il 35%.

"Sarebbe come se Giove o Saturno cadessero verso il Sole, distruggendo anche le orbite dei pianeti più interni", osserva il primo autore dell'articolo, Lorenzo Spina, dell'Inaf di Padova. "Questi risultati - rileva - rappresentano una svolta generazionale dell'astrofisica stellare e nell'esplorazione degli esopianeti. Fino ad adesso sapevamo solo dell'esistenza di alcuni sistemi binari anomali, formati cioè da stelle chimicamente differenti.

Tuttavia la causa di queste anomalie non era ancora del tutto chiara". Adesso c'è la prova che "le anomalie osservate sono la diretta conseguenza della cannibalizzazione di pianeti" e "il nostro studio apre alla possibilità di usare l'informazione sulla composizione chimica delle stelle per identificare quelle che hanno probabilità maggiori di ospitare gemelli del nostro Sistema Solare".

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