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Un pianeta alieno ha un compagno segreto

Trovato grazie allo strumento Espresso dell'Eso, studio guidato da Inaf

Rappresentazione artistica di un pianeta sub nettuniano (fonte: NOIRLab/NSF/AURA/J. Pollard)

Redazione Ansa

Ricco di acqua, con un 'cuore' roccioso, una spessa atmosfera e perfino un compagno di viaggio segreto: ecco i tratti salienti del pianeta TOI-130b, in orbita attorno a una stella simile al Sole a poco più di 180 anni luce da noi. Il suo primo identikit è stato tracciato grazie allo spettrografo ESPRESSO, installato al Very Large Telescope (VLT) dell'Osservatorio europeo meridionale (ESO) in Cile. Le osservazioni sono al centro di uno studio in via di pubblicazione sulla rivista Astronomy & Astrophysics, realizzato da un gruppo di ricerca internazione guidato da Alessandro Sozzetti dell'Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).

Il pianeta TOI-130b, scoperto mentre transitava davanti alla sua stella grazie alla missione TESS della NASA, ha un raggio pari a 2,4 volte quello della Terra e completa la sua orbita in 14,3 giorni. “Grazie alle misure di ESPRESSO abbiamo determinato che la massa di TOI-130b è 7,8 volte quella della Terra e la sua densità è circa la metà di quella del nostro pianeta”, spiega Sozzetti. “Abbiamo dedotto che TOI-130b potrebbe avere un nucleo roccioso con una notevole quantità di acqua, circondato da un inviluppo gassoso significativo”.

Le caratteristiche di TOI-130b, in combinazione con il fatto che la stella attorno a cui orbita è molto brillante, lo rendono uno degli oggetti più interessanti per lo studio della sua atmosfera, in particolar modo con il telescopio spaziale James Webb il cui lancio è previsto in autunno. Ma grazie all’analisi dei dati di ESPRESSO, questo sistema esoplanetario ha riservato ai ricercatori un’ulteriore sorpresa. “Siamo riusciti a scoprire la presenza di un secondo compagno non transitante, TOI-130c, con un periodo di circa 41 giorni e una massa paragonabile a quella di Nettuno”, aggiunge Mario Damasso, anch’egli ricercatore INAF e nel team che ha realizzato lo studio. “Le orbite dei due pianeti sono praticamente circolari, un fatto che possiamo interpretare come dovuto alla mancanza di fasi ‘violente’ nell’evoluzione iniziale del sistema, quali grandi collisioni e fenomeni di instabilità dinamica con altri pianeti”.

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