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Radiografia della nebulosa del Granchio

Grazie a una tecnologia italiana, con il satellite cinese PolarLight

Immagine d’archivio della nebulosa del Granchio (fonte: Optical: NASA/HST/ASU/J. Hester et al. X-Ray: NASA/CXC/ASU/J. Hester et al.)

Redazione Ansa

E' un'esplosione di colori, la radiografia della nebulosa del Granchio, la più celebre delle nebulose che brilla come 75.000 stelle simili al Sole a più di 6.500 anni luce dalla Terra. L'immagine è stata ottenuta grazie alla tecnica italiana sperimentata con successo a bordo del piccolo satellite cinese PolarLight.Il Pubblicato sulla rivista Nature Astronomy, il risultato è stato ottenuto grazie alla tecnica sviluppata in vent'anni dalla sezione di Pisa dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn) e dall’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali di Roma dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Inaf).

Si tratta della stessa tecnologia dei futuri strumenti di Ixpe (Imaging X-ray Polarimetry Explorer), il satellite a raggi X di Nasa e Agenzia Spaziale Italiana (Asi) che verrà lanciato nel 2021.“PolarLight conferma le potenzialità della nuova tecnica e apre la strada a suoi promettenti sviluppi futuri”, si legge in una nota congiunta di Inaf e Infn. “Il successo tecnologico della missione è il coronamento di un lungo programma di ricerca che ha permesso di portare per la prima volta nello spazio una nuova tecnologia tutta italiana”.

Lanciata il 28 ottobre 2018, la missione spaziale PolarLight, frutto di una collaborazione tra Italia e Cina e guidata da Hua Feng, della Università Tsinghua di Pechino, ha studiato il cuore della nebulosa del Granchio, che ospita una pulsar. Si tratta di una stella di neutroni che brilla in modo regolare come un faro cosmico e la cui densità è così elevata che un cucchiaino di materia di questa stella ha una massa pari a un miliardo di tonnellate, quasi quanto 170 milioni di elefanti.

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