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Su Luna e Marte mattoni a 'km 0' per le prime colonie

Dallo spazio una 'lezione' per ricostruire dopo un terremoto

Redazione Ansa

Le prime colonie umane sulla Luna, come su Marte, potrebbero essere costruite con mattoni a 'chilometro zero', prodotti direttamente sul posto usando come materia prima i granelli di polvere del suolo. Le tecniche per farlo sono già allo studio, come dimostrano anche le ultime simulazioni 'lunari' condotte dall'Agenzia spaziale europea (Esa): si apre così un nuovo capitolo della ricerca spaziale applicata all'edilizia che potrebbe rivelarsi utile anche sulla Terra, sviluppando nuove soluzioni che permettano di accelerare la ricostruzione dopo eventi catastrofici come i terremoti.



Il principio, del resto, è lo stesso: che si tratti di costruire un avamposto umano nello spazio o una struttura di emergenza dopo un sisma, ''l'impiego delle risorse disponibili sul posto è fondamentale per fare a meno di rifornimenti costosi, lenti e spesso inefficienti'', spiega Tommaso Ghidini, a capo della sezione di tecnologia dei materiali dell'Esa. Da qui l'idea di trovare 'ricette' sempre più semplici per produrre mattoni direttamente in loco, riducendo al minimo la tecnologia.

Mattoni per Marte
Un esempio lampante è stato pubblicato sulla rivista Scientific Reports dai ricercatori dell'Università della California a San Diego che, in collaborazione con la Nasa, sono riusciti a fabbricare mattoni 'marziani' usando un materiale simile al suolo del pianeta rosso, dimostrando che è sufficiente pressarlo perché a temperatura ambiente diventi solido come una roccia, risultando più resistente del calcestruzzo rinforzato con fibre di acciaio.

Mattoni per la Luna
Sulla Luna il discorso si fa un po' più complicato, perché per produrre mattoni consistenti quanto il gesso bisogna utilizzare anche una stampante 3D e una fornace a energia solare. Nelle simulazioni di laboratorio, infatti, i ricercatori dell'Esa guidati da Advenit Makaya hanno impiegato una stampante 3D per deporre sottilissimi strati di polvere simil-lunare, che sono stati cotti uno dopo l'altro a 1.000 gradi grazie ad un concentratore solare (operativo presso la sede dell'agenzia spaziale tedesca Dlr di Colonia) che convoglia la luce in un unico potente raggio ad alta temperatura capace di fondere i granelli di polvere. "Abbiamo impiegato circa cinque ore per produrre un mattone grande 20x10x3 centimetri", spiega Makaya.

Le possibili applicazioni sulla Terra
La tecnica deve ancora essere migliorata, ma in futuro potrebbe avere importanti applicazioni anche sulla Terra. ''L'uso dell'energia solare per stampare strutture civili in 3D sfruttando risorse disponibili sul posto - conclude Ghidini - potrebbe essere di grande aiuto per la rapida costruzione di rifugi di emergenza post-terremoto''.

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