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Scoperto un pianeta grazie a un gioco di ombre

Grazie a un puzzle di immagini scattate in 16 anni

Redazione Ansa

E' stata un'ombra, quasi una sbavatura d'inchiostro, a tradire l'esistenza di un pianeta di un vicino sistema stellare. A coglierne le tracce sono stati gli astronomi guidati da John Debes, dello Space Telescope Institute di Baltimora, grazie alle immagini scattate in 18 anni dal telescopio spaziale Hubble, di Nasa e Agenzia Spaziale Europea (Esa). La ricerca e' stata presentata nel convegno della Societa' astronomica americana.

Le immagini mostrano un'ombra sul disco di materia che circonda la stella e la scoperta del pianeta e' stata casuale perche' quella rilevata sul disco esterno che avvolge la stella non e' l'ombra proiettata dal pianeta, bensi' dalla parte piu' interna del disco stesso, sollevata e deformata dalla spinta gravitazionale del pianeta.

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Il sistema stellare si chiama TW Hydrae, si a trova a 192 anni luce nella costellazione dell'Idra, la sua stella ha circa 8 milioni di anni ed e' leggermente meno massiccia del nostro Sole. Con Hubble gli astronomi hanno rilevato delle asimmetrie nella luminosita'. Cercando in archivio, hanno trovato sei immagini di diversi momenti e visto che nel tempo la struttura sembrava muoversi in senso orario attorno al disco, e nel 2016 era nella stessa posizione osservata nel 2000.

La deduzione dell'esistenza di questo pianeta, che si trova ad una distanza paragonabile a quella che c'e' tra il Sole e la Terra, si potrebbe definire come un ''effetto collaterale'', ha osservato Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope: ''se non ci fosse stato questo effetto di ombra non sarebbe stato possibile vedere il pianeta perche' si trova troppo vicino alla sua stella''. Se si fosse trattato di una macchia nera del disco ''si sarebbe dovuta muovere lentamente''. Invece l'ombra si muoveva velocemente, 16 anni appunto, troppo per trovarsi fisicamente sul disco. Da qui la deduzione dell'esistenza del pianeta, che dimostra che anche questi enormi dischi stellari, le cui regioni piu' interne non si possono osservare, sono dinamici.

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