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Ebri, con i fondi nel Milleproroghe garantita l’attività nel 2024

Il presidente Cattaneo: "Fiduciosi su fondi strutturali"

L'attività dell'Ebri per il 2024 assicurata da fondi del ministero per l'Università e la Ricerca (fonte: EBRI)

Redazione Ansa

Il finanziamento di un milione di euro assegnato all’Ebri dal ministero per l’Università e la Ricerca e contenuto nel decreto Milleproroghe rende possibile proseguire nel 2024 l’attività dell’Istituto per le ricerche sul cervello voluto dal Nobel Rita Levi Montalcini. Lo rileva in una nota il presidente della Fondazione Ebri, Antonino Cattaneo, che si dice fiducioso che in futuro l’istituto possa contare su fondi strutturali.

Con il contributo di un milione di euro “viene garantita per il 2024 la sostenibilità dei competitivi progetti in corso finanziati da fonti nazionali ed internazionali. Ringraziamo sinceramente la ministra Anna Maria Bernini, che garantendo la copertura sui fondi del ministero per l'Università e la Ricerca ha riconosciuto il ruolo importante e di eccellenza internazionale che l’Ebri gioca nell’ambito della scienza italiana ed il valore strategico che riveste la ricerca sul cervello”.

Riferendosi a quanto dichiarato dalla stessa Bernini, Cattaneo aggiunge: “Siamo fiduciosi nell’iniziativa della ministra Bernini, che per prima ha sottolineato l'importanza di uno stanziamento strutturale e continuo”. Apprezzamento anche per i “numerosi parlamentari che nelle settimane scorse, in vari momenti ed in vari modi, si sono impegnati per l’Ebri”. Per Cattaneo “la ricerca scientifica è un bene comune da alimentare con continuità e dalla ricerca di base potranno venire nuove terapie e le tecnologie del futuro, tra cui sistemi intelligenti e neurotecnologie ispirate al funzionamento del cervello. Auspichiamo che il sostegno alla ricerca dell’Ebri sia parte di una strategia generale. Si tratta infatti di un settore che ha implicazioni molto importanti per il futuro e per questo finanziarlo significa fare un investimento a lungo termine. In gioco non ci sono soltanto future terapie, ma i tanti sviluppi legati al dialogo delle neuroscienze con altre tecnologie, come l'intelligenza artificiale”.

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