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Poca serietà e verifiche scarse, riviste scientifiche sotto esame

Ricercatrice si finge 'dottor Frode' e riceve offerte di lavoro

Poca serietà e scarse verifiche sono più frequenti di quanto si pensi sulle riviste scientifiche

Redazione Ansa

Il 'dottor Frode' piace alle riviste scientifiche più di quanto si possa immaginare: scarse verifiche e poca serietà non sono purtroppo rare, come indica l'inchiesta pubblicata su Nature e condotta dal gruppo dell'università polacca di Breslavia dal gruppo coordinato da Katarzyna Pisanski.

In un'operazione 'sotto copertura' condotta da Pisanski su 360 riviste scientifiche, ben una su tre ha offerto una posizione nel comitato direttivo ad una ricercatrice inventata di sana pianta e priva di qualifiche che si era candidata per una posizione di redattrice.

Nella ricerca sono state confrontate pubblicazioni considerate poco attendibili ('predatory'), riviste Open-access la cui attendibilità è garantita esclusivamente da giornalisti, e pubblicazioni indicizzate dal Journal Citation Reports (Jcr) in base al numero frequente di citazioni. Le riviste considerate meno serie solitamente chiedono soldi ai ricercatori per pubblicare i loro studi e accettano gli articoli senza fare prima una verifica sulla loro qualità, pur sostenendo di fare il contrario.

L'idea di questa indagine sotto copertura è venuta ai ricercatori dopo aver ricevuto, quasi ogni giorno, proposte di diventare membri di vari comitati direttivi editoriali, pur non avendo grandi esperienze in questo campo. Hanno così inviato e-mail a 360 riviste, di cui 120 'poco serie', 120 'open access', e 120 dalla lista Jcr, proponendosi per una posizione di redattore. La candidata, inventata e senza qualifiche, era una ricercatrice chiamata Anna O. Szust (la parola Anna in polacco significa frode).

Circa 50 riviste del primo tipo e 8 del secondo hanno dato ad Anna O. Szust un incarico di redattrice senza controllarne le credenziali. Nessuna delle riviste della lista Jcr l'ha invece accettata. Hanno risposto alle e-mail, ma senza offrirle una posizione, in tutto 48 riviste Jcr e 45 tra 'open-access' e 'predatory'. Molte di queste ultime "si sono rivelate più mercenarie di quanto si pensasse: hanno sottolineato l'importanza di raccogliere articoli dai ricercatori che dovrebbero pagare per pubblicare, ma senza assicurare qualità".

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