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Erodoto aveva ragione, gli Sciti conciavano la pelle dei nemici

Trovate tracce di pelle umana in alcune faretre

Redazione Ansa

Lo storico greco Erodoto aveva ragione: gli Sciti, nomadi guerrieri vissuti nelle steppe eurasiatiche tra il 700 e il 300 a.C., conciavano la pelle dei loro nemici e la utilizzavano per farne dei trofei. Lo dimostrano le tracce di pelle umana individuate in alcune faretre rivenute in antiche sepolture dell'Ucraina meridionale. Lo studio è pubblicato sulla rivista Plos One da un team di archeologi guidato di Luise Orsted Brandt dell'Università di Copenaghen.

I ricercatori hanno esaminato 45 frammenti di cuoio trovati in 18 sepolture. Grazie a nuove tecniche di paleoproteomica per l'analisi delle proteine contenute nelle pelli, sono riusciti a risalire alle specie animali a cui appartenevano.

 "I nostri risultati dimostrano che gli Sciti utilizzavano principalmente specie domestiche come pecore, capre, bovini e cavalli per la produzione di cuoio, mentre le pellicce erano di animali selvatici come volpi, scoiattoli e specie feline", scrivono gli autori dello studio. "La scoperta sorprendente è la presenza di due campioni di pelle umana, che per la prima volta forniscono una prova diretta dell'affermazione dell'antico storico greco Erodoto secondo cui gli Sciti usavano la pelle dei loro nemici morti per realizzare dei trofei". 

I frammenti di pelle umana sono stati individuati in due faretre. Questi astucci per le frecce non erano realizzati interamente in pelle umana: erano composti in gran parte da pelli animali, mentre quella umana era utilizzata solo per realizzare la parte superiore, probabilmente perché era una merce più rara.

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