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Un segugio molecolare per cercare la foca monaca

Ne riconosce il Dna nei campioni di acqua, grazie a una tecnica italiana

Redazione Ansa

Un segugio molecolare per riconoscere la presenza della foca monaca nei mari: è l'innovativa tecnica messa a punto dal gruppo di ricerca dell'Università di Milano-Bicocca coordinato da Elena Valsecchi. Il risultato, pubblicato sulla rìvista Biodiversity and Conservation, permette di identificare il passaggio di questo ormai raro pinnipede analizzando semplici campionamenti di acqua marina.

Ogni organismo vivente lascia un segno del proprio passaggio e la foca monaca non fa eccezione: le tracce che i ricercatori hanno imparato ad identificare con altissima precisione sono specifiche sequenze di Dna che gli animali disperdono nell'acqua in cui nuotano. I primi test sull'efficacia della tecnica hanno dato riscontro positivo, il metodo aveva, ad esempio, anticipato la presenza del mammifero al largo delle coste toscane e siciliane in anticipo rispetto alle segnalazioni dirette avvenute tra il 2018 e il 2020, e ora potrà essere usato in modo ampio.

"L'analisi di circa 50 campioni di acqua prelevati nei mari italiani sia sotto costa che in alto mare - ha rilevato Valsecchi - ha anticipato alcune delle più importanti segnalazioni e avvistamenti di foca monaca avvenute di recente in Toscana e in Sicilia e ne hanno svelato la presenza in tratti di Mediterraneo finora inesplorati".

Il segugio molecolare messo a punto dai ricercatori italiani si è dimostrato molto affidabile e la sua applicazione potrebbe trovare campo non solo nell'identificare la presenza di questo mammifero, un tempo diffuso lungo molte coste italiane, ma nel monitorarne i comportamenti, ad esempio per stimarne il passaggio stagionale, la fedeltà ai siti in base anche alle stagioni, e i siti preferiti per mettere alla luce i piccoli.

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