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Ricreata l'illuminazione delle caverne preistoriche

Con falò, torce e lampade per capire i loro diversi usi

Redazione Ansa

Falò, torce e lampade a base di grasso animale tornano a illuminare le caverne del Paleolitico, grazie a un esperimento volto a ricostruire le prime forme di illuminazione artificiale che hanno permesso ai nostri antenati di esplorare le buie cavità della terra per poi abitarle e decorarle con raffigurazioni simboliche. Lo studio è pubblicato sulla rivista Plos One dai ricercatori dell’Università della Cantabria, in Spagna.

“L’illuminazione artificiale – spiegano i ricercatori - era una risorsa fisica cruciale, soprattutto per le prime esplorazioni paleo-speleologiche e per l’origine dell’arte nelle caverne”. Le attività degli uomini preistorici erano infatti condizionate dal tipo di luce disponibile, dalla sua intensità e dalla durata. Per valutarne empiricamente l’impatto, i ricercatori guidati da Maria Angeles Medina-Alcaide sono andati nella grotta Isuntza 1, nella regione basca, per sperimentare l’uso di diversi strumenti disponibili nel Paleolitico: cinque torce (fatte di edera, ginepro, quercia, betulla e resina di pino), due lampade a base di grasso animale (bovino e cervo) e un piccolo falò (con legno di quercia e ginepro).

Le torce si sono dimostrate particolarmente utili per esplorare e muoversi in ampi spazi, perché proiettano luce in tutte le direzioni (fino a sei metri nei test condotti dai ricercatori), sono facili da portare e non abbagliano: in media hanno avuto una durata di 41 minuti. Il loro impiego presenta comunque dei limiti: le torce infatti funzionano in maniera irregolare, richiedono una supervisione costante e producono parecchio fumo. Le lampade, invece, sono più adatte a illuminare piccoli spazi per lunghi periodi di tempo: lo fanno con un’intensità simile ad una candela, propagando luce fino a tre metri. Sebbene non siano adatte a essere trasportate, bruciano per più di un’ora in modo regolare e senza produrre molto fumo. Il falò infine si consuma in circa 30 minuti e genera molto fumo (anche se probabilmente il luogo scelto per l’esperimento presentava correnti d’aria poco adatte).

 

 

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