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Terremoti, comunicazione, diritto

Riflessioni sul processo alla 'Commissione Grandi Rischi'

'Terremoti, comunicazione, diritto. Riflessioni sul processo alla 'Commissione Grandi Rischi'' (Franco Angeli, 372 pagine, 35,00 euro), a cura di Alessandro Amato, Andrea Cerase e Fabrizio Galadini

Redazione Ansa

Un terremoto nella comunicazione all'interno del sisma che il 9 aprile 2009 ha sconvolto L'Aquila e il Paese intero, portando sette esperti sul banco degli imputati in un processo che ha fatto discutere in Italia e all'estero. Ad analizzarne le cause, le conclusioni, le implicazioni e il linguaggio in un approccio interdisciplinare è il volume "Terremoti, comunicazione, diritto. Riflessioni sul processo alla 'Commissione Grandi Rischi'" (Franco Angeli, 372 pagine, 35,00 euro, i cui diritti sono devoluti all'Associazione 180 Amici L'Aquila), a cura del sismologo Alessandro Amato, dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), del sociologo Andrea Cerase, dell'università Sapienza di Roma, e del geologo Fabrizio Galadini, dell'Ingv.

I 20 capitoli, scritti da giuristi, sismologi, ingegneri, esperti di comunicazione e psicologi, presentano diversi punti di vista dai quali viene considerato il fenomeno. Nell'insieme, questi contributi hanno il merito di mettere in luce la complessità del tema, la cui analisi non può prescindere da un approccio interdisciplinare. "Abbiamo tentato di offrire delle chiavi di lettura per comprendere meglio le conseguenze di questi rischi, in particolare quello del terremoto, che solo negli ultimi cinquant'anni - rileva Amato - ha devastato il nostro paese con migliaia di vittime dalla Sicilia al Friuli, passando per l'Irpinia, l'Abruzzo, il Molise, l'Umbria, le Marche, l'Emilia".

Quello che emerge dai diversi contributi è che "il rischio dei terremoti non solo è sottostimato da chi in generale risiede in zone ad alta sismicità, ma persino da persone residenti nelle zone colpite dal terremoto aquilano del 2009'', osserva Galadini. In generale, rileva il geologo, in Italia si tende a dimenticare che i terremoti esistano, in ''un atteggiamento di rimozione collettiva che impedisce di imparare dagli errori e storicamente pone le basi per le future catastrofi''.

La ricchezza di punti di vista differenti riuniti in questo libro è uno strumento importante di riflessione, ma anche operativo. Potrebbe essere infatti una guida utile per non ricadere in errori che troppo spesso si ripetono in un Paese, come l'Italia, nel quale i terremoti sono di casa ma facilmente vengono dimenticati. Secondo Cerase le considerazioni pubblicate nel volume potrebbero aiutare a mettere a punto "approcci integrati che - osserva - tengano conto dei vari saperi e che aiutino le autorità a coinvolgere i cittadini nelle decisioni e nella gestione delle emergenze, come non sempre accade in Italia".

Per molti versi, osserva infine il sociologo, "il processo dell'Aquila è stato un processo al modo in cui le autorità hanno comunicato il rischio, ed è innegabile che possano esserci stati errori ed improvvisazioni a più livelli. Non potendo cambiare il passato, quello che si può fare da questo punto di vista è migliorare la capacità di comunicare il rischio di tutti coloro che hanno la responsabilità di questo tipo".

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