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L'anima delle macchine

Tecnodestino, dipendenza tecnologia e uomo virtuale

'L'anima delle macchine. Tecnodestino, dipendenza tecnologica e uomo virtuale', di Paolo Gallina (Edizioni Dedalo, 243 pagine, 16 euro)

Redazione Ansa

Come una chiocciola se ne va in giro perennemente con il suo guscio, l'uomo moderno non lascia mai la tecnologia, tanto che potrebbe essere definito Homo technologicus. Questo rapporto di dipendenza dalla tecnologia, ormai necessario come l'ossigeno, è al centro del libro 'L'anima delle macchine. Tecnodestino, dipendenza tecnologica e uomo virtuale' (Edizioni Dedalo, 243 pagine, 16 euro) di Paolo Gallina, che insegna robotica all’università di Trieste.

Lo stesso autore presenta il libro come un tentativo di dimostrare che, alla luce del livello evolutivo raggiunto, l'uomo non potràpiù scrollarsi di dosso completamente la tecnologia e i traguardi raggiunti grazie ad essa. Continuerà ad evolvere portando con sé il suo guscio di ingranaggi ed elettronica.

Una dipendenza che passa sia attraverso le caratteristiche delle macchine, che tendono a diventare sempre più ‘simili all’uomo’, sia attraverso il rapporto emotivo dell’uomo con la macchina.

Nelle maggior parte dei casi le macchine non sono essenziali, rileva Gallina. La loro esistenza ci semplifica la vita, ma possono essere 'spente' in ogni momento. Decido io, scrive l'autore, se utilizzare o meno il trapano o lo spremiagrumi elettrico o quello manuale.
Tuttavia alcune macchine possono risultare estremamente invasive fino a diventare 'protesi', quasi fossero estensioni della mente. E' il caso dei navigatori satellitari o delle delle calcolatrici.

Si è innescato un processo che ha portato le macchine a sostituire un po' alla volta alcune funzioni del cervello umano, come saper fare i calcoli mentalmente, e che Gallina definisce 'fossilizzazione cognitiva': come nel processo di fossilizzazione i minerali si sostituiscono poco alla volta alla materia organica, così le macchine si sostituiscono ad alcuni schemi di pensiero.

Non si può dire se questo sia un bene o un male, quel che secondo Gallina è certo è “che siamo abituati a spremere felicità dalle macchine , non possiamo più liberarcene né invertire la rotta”. C'è anche da notare che macchine liberano le capacità cognitive umane per compiti più elevati: “personalmente – scrive Gallina - non mi sento un incapace perché non so eseguire complicati conti senza la calcolatrice, la mia mente si è arricchita di altro ha sviluppato nuovi schemi di pensieri più avvincenti dei meccanismi di base”. Come la fossilizzazione biologica stravolge la materia organica originaria creando qualcosa di nuovo e spettacolare, così, rileva l’autore, la fossilizzazione cognitiva modifica in modo irreversibile la mente creando una simbiosi con le macchine altrettanto straordinaria.

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