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Via libera all'AI Act, è l'inizio di una sfida complessa

Esperti: ben scritte, ma le norme dovranno essere al passo con il futuro

Le norme europee sull'intelligenza artificiale sono l'inizio di una sfida complessa (fonte: :Saksit Sangtong, iStock)

Redazione Ansa

 Un punto di partenza finora unico al mondo e una grande sfida: è questo l'AI Act approvato dal Parlamento europeo secondo esperti di intelligenza artificiale, giuristi e filosofi. Le scommesse sul tavolo sono tante: dalla necessaria armonizzazione del modo in cui i Paesi europei accoglieranno il regolamento, alla capacità di riuscire a tenere il passo con la rapidità con la quale avanza e cambia l'intelligenza artificiale, fino alle inevitabili conseguenze sociali nei settori dell'occupazione e della nuova alfabetizzazione informatica che fin da adesso appare necessaria.

Rotolo (Icsc), approccio innovativo e ambizioso, ora serve una strategia comune
Un punto di partenza e un approccio innovativo e ambizioso, ma ora serve una strategia comune sull'intelligenza artificiale: così ha commentato l'approvazione dell'Ai Act da parte del Parlamento europeo Antonino Rotolo coordinatore del Gruppo trasversale di ricerca del Centro nazionale Icsc e vicedirettore del Centro Alma Human AI dell'università di Bologna.

"L'Ai Act è un regolamento molto complesso, che vuole essere comprensivo, disciplinando tutti gli aspetti dell'intelligenza artificiale, dallo sviluppo alla fornitura e all'utilizzo", ha osservato. Sotto questo punto di vista si tratta di un passo "molto innovativo". Il tema di fondo, ha aggiunto, "è il rischio". Si tratta cioè di "fare in modo che i problemi relativi all'intelligenza artificiale si riducano al minimo, grazie a un controllo di sicurezza".

Una delle grandi scommesse è tenere il passo con l'innovazione. In quest'ottica, osserva Rotolo, l'Ai Act si è preoccupato di trovare una definizione di intelligenza artificiale in linea con un sistema normativo flessibile. Si tratta infatti di tenere il passo, oltre che con il rapido sviluppo tecnologico, con lo sviluppo di una governance a livello globale. "In questo senso, l'Ai Act è utile per posizionare l'Europa in un processo di armonizzazione globale": è un "passo molto ambizioso e "un passaggio stoico importante".

E' comunque un primo passo perché alcuni punti dovranno essere approfonditi. Per esempio, nonostante il regolamento sia "ben scritto, molto chiaro e rigoroso, alcuni passaggi potrebbero generare diverse interpretazioni all'interno degli Stati membri", ha osservato Rotolo. Il secondo punto riguarda la governance e l'interazione delle autorità nazionale con quelle Ue e il terzo punto riguarda i processi di verifica e conformità nello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale.

Bertolini (Eura), la sfida è la sicurezza, Tasselli importanti da implementare nei prossimi anni
"Un documento epocale" che per primo al mondo raccoglie la sfida della sicurezza dei prodotti legati all'intelligenza artificiale e che in futuro dovrà essere implementato e aggiornato costantemente: così commenta l'AiAct approvato oggi dal Parlamento europeo Andrea Bertolini, direttore del Centro di eccellenza europeo sulla regolamentazione di robotica e intelligenza artificiale, Eura, e docente di diritto privato alla Scuola Superiore Sant'Anna. L'Ai Act "è un regolamento" e, come tale, dopo l'entrata in vigore è applicabile in tutti i Paesi Ue. Questo dovrebbe garantire una maggiore uniformità, anche se le applicazioni nei singoli Paesi saranno diverse", ha osservato. "E' il primo regolamento al mondo che si occupa di intelligenza artificiale" e, come è accaduto per la privacy, "persegue l'effetto Bruxelles, ossia l'Ue cerca di stabilire regole: chiunque vorrà portare innovazioni in Europa, dovrà adeguarsi a queste regole".

Sarebbe un errore, ha detto ancora Bertolini, "pensare che regolare significhi vietare: lo scopo è favorire la buona innovazione". Si tratta soprattutto di una "disciplina sulla sicurezza dei prodotti", una sorta di certificazione dei prodotti relativamente alla sicurezza" sulla base di "criteri e standard che in parte esistono e che dovranno essere sviluppati. Oggi - ha rilevato - il documento è stato approvato nella formulazione finale, ma nel tempo dovranno essere adottati standard sui criteri cui conformarsi e si dovranno prendere in considerazione tecnologie emergenti. Tasselli importanti dovranno essere implementati in mesi e negli anni a venire".

Sempre guardando al futuro, secondo l'esperto si possono immaginare nuovi scenari. Per esempio, potrebbe nascere un "mercato della certificazione dei prodotti basati sull'intelligenza artificiale" e "probabilmente anche chi fa innovazione dovrà abituarsi all'idea di consultare i giuristi già nelle fasi di progettazione e design per capire come adeguarsi ai requisiti normativi".

De Caro (Roma Tre), passo che non dovrà restare isolato
"Un passo molto importante perché i problemi che il progresso tecnologico sempre più accelerato porta con sé non possono essere affrontati a livello delle singole nazioni": così il filoso Mario De Caro, dell'Università Roma Tre, commenta l'approvazione dell'AI Act da parte del Parlamento europeo. Si tratta di "problemi global'", che richiederebbero "una presa di coscienza collettiva di tutte le nazioni: procedendo in ordine sparso, si otterrebbero risultati meno soddisfacenti".

Le possibilità offerte dall'intelligenza artificiale, come il riconoscimento facciale o i modelli generativi per la produzione di test e immagini "offrono opportunità enormi, ma pongono anche enormi rischi". In questo senso, le "norme europee sono incoraggianti". Il loro obiettivo, rileva, è "tutelare la nostra sicurezza contro forme di illegalità sconosciute fino a pochi anni fa e non normate".

La cosa importante è che l'AI Act europeo "non resti un caso isolato: è un primo passo e bisognerà fare di più su più fronti, con un lavoro globale", soprattutto considerando che "ci sono progressi ornai quasi quotidiani e che il lavoro dovrà essere continuamente aggiornato".

Guardando al futuro, secondo De Caro la sfida non riguarda soltanto i limiti per le tecnologie: "bisogna pensare come riorganizzare la società per affrontare eventuali distorsioni", ha aggiunto pensando alla "quantità impressionante di posti di lavoro che nei prossimi anni scompariranno e saranno sostituiti dall'intelligenza artificiale. Bisognerà chiedersi come reimpiegare le persone e inoltre, per la prima volta, il progresso tecnologica minaccia i lavori intellettuali. Questo - ha concluso il filosofo - non significa che non ci saranno nuovi lavori, ma ci saranno persone senza lavoro per lunghi periodi. L'istruzione dovrà permettere di formare alle nuove tecnologie le persone di ogni età. E' la nuova sfida".

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