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Il tempo non è sempre irreversibile, nel vetro può tornare indietro

L’orologio delle sue molecole ticchetta in modo differente

In alcuni materiali come il vetro l’orologio interno delle molecole può tornare indietro (fonte: immagine generata dal sistema di IA Microsoft Bing - Image Creator)

Redazione Ansa

L’irreversibilità del tempo non è così scontata: in alcuni materiali, come il vetro, l’orologio interno delle molecole ticchetta in modo differente da quello appeso al muro, e può anche tornare indietro. Lo ha scoperto lo studio guidato dall’Università Tecnica di Darmstadt, in Germania, e pubblicato sulla rivista Nature Physics. Si tratta di un’idea nata già circa 50 anni fa, ma finora nessuno era riuscito misurarlo perché il lentissimo processo di invecchiamento del vetro non può essere rilevato semplicemente osservandolo da vicino. E' stata quindi un’enorme sfida trovare il modo di superare questo ostacolo.

L’irreversibilità del tempo che sperimentiamo quotidianamente viene espressa attraverso la seconda legge della termodinamica, che afferma che il disordine di un sistema cresce costantemente col passare del tempo: i frammenti di vetro non possono tornare a ricomporre un bicchiere integro. Si potrebbe pensare che l’invecchiamento di un materiale sia irreversibile quanto la sua rottura, ma i ricercatori guidati da Till Böhmer hanno scoperto che non è sempre vero. E questo grazie ad una telecamera super-sensibile in grado di registrare gli schemi di interferenza creati dalla luce di un laser che colpisce il vetro.

I risultati sono stati sorprendenti: le minuscole fluttuazioni delle molecole che avvengono costantemente all’interno del vetro sono reversibili nel tempo. Ciò significa che appaiono esattamente identiche se il video viene fatto scorrere all’indietro, un po’ come le oscillazioni sempre uguali di un pendolo.

“Questo non vuol dire che l’invecchiamento dei materiali possa essere invertito”, sottolinea Böhmer. Significa, però, che i movimenti delle molecole all’interno del vetro non contribuiscono a questo processo, proprio come i bambini che giocano sul sedile posteriore di un'auto non contribuiscono al suo movimento.

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