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Parisi, pensare ora a nuove vaccinazioni in autunno

Servono altri 40 milioni di dosi. L'incognita delle varianti

Per il fisico Parisi è tempo di pianificare la campagna per il richiamo del vaccino in autunno (fonte: Gerd Altmann da Pixabay)

Redazione Ansa

Va pianificata adesso la campagna per il richiamo della vaccinazione anti Covid-19 in autunno, sul modello di quella che sta preparando la Gran Bretagna: dovrebbe prevedere altri 40 milioni di dosi, soprattutto alla luce dell'incognita delle varianti. A a chiedere "una programmazione in questo senso che parta dai politici" è il fisico Giorgio Parisi, dell'Università Sapienza di Roma e dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), fra gli esperti che stanno seguendo l'evoluzione dell'epidemia in Italia fin dagli inizi.

"In Italia si parla sempre di quando si potrà concludere questa prima fase della vaccinazione, ma non di quella autunnale", dice il fisico all'ANSA. Bisogna infatti tenere presente che, "se da qui a dicembre dovessero comparire nuove varianti e i vaccini attuali non dovessero essere efficaci, non si può escludere lo scenario in cui potrebbe essere necessario rivaccinare tutta la popolazione". Il governo britannico ha cominciato a prepararsi, "mentre in Italia non vedo segnali analoghi in questa direzione".

Secondo Parisi prepararsi in tempo è fondamentale, anche considerando che i vaccini basati sull'Rna messaggero, come Pfizer e Moderna, possono essere modificati più facilmente per essere adattati alle nuove varianti. Ma proprio per questo, rileva, "i contratti vanno fatti in anticipo".
Fare i conti è semplice, considerando che "sono necessari circa quattro mesi per mettere su una linea di produzione di un vaccino e oltre due mesi prima che il vaccino sia disponibile: adesso siamo a marzo e fra sei mesi saremo in autunno". L'ipotesi più realistica è perciò "fare adesso una richiesta di 40 milioni di dosi, riservandosi di decidere in settembre su eventuali modifiche calibrate per combattere le varianti".

Pensare al futuro è necessario anche alla luce della situazione incerta in cui si trova in questo momento l'epidemia di Covid-19 in Italia: "Non si sono ancora sentiti gli effetti del passaggio nella zona rossa avvenuto dieci giorni fa", dice il fisico. Siamo in una situazione in cui si assiste a un "lieve rallentamento dei casi e a un rallentamento nella crescita dei ricoveri nelle terapie intensive e nei reparti Covid, che potrebbe far sperare a un picco molto vicino".

Nel 2020 il picco era stato raggiunto il 3 aprile e, per una pura coincidenza, i dati attuali indicano che quest'anno possa avvenire intorno alla stessa data. Si tratta di primissimi segnali positivi, ma non ancora sufficienti per trarre conclusioni. "In primo luogo bisognerà vedere quanto le nuove misure saranno efficaci" e poi "l'attuale riduzione dei nuovi casi intorno al 10% a settimana corrisponde a un tempo di dimezzamento di due mesi: un po' troppo lungo". Per Parisi ci sono comunque motivi per essere fiduciosi nel fatto che "grazie alle misure, la prossima settimana i nuovi casi possano scendere più velocemente". Per fare una valutazione completa sarebbe infine necessario conoscere con precisione l'attuale diffusione delle varianti.

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