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La matematica aiuta a riparare il cuore malato

Primi risultati per il progetto iHeart del Politecnico di Milano

Redazione Ansa

Per riparare un cuore malato bisogna avere i numeri giusti: a indicarli sono i modelli matematici del progetto iHeart del Politecnico di Milano, che iniziano a produrre i primi risultati in diversi ospedali italiani facilitando gli interventi di aritmologi e cardiochirurghi.

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Le linee di flusso nel sangue nei ventricoli del cuore (fonte: iHEART)

Giunto al suo terzo anno, il progetto iHeart è sostenuto con più di 2 milioni di euro dal Consiglio europeo della ricerca (Erc) e si propone di realizzare un modello matematico completo per lo studio del comportamento del cuore umano e delle sue patologie.

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Ricostruzione del campo di fibre del cuore (fonte: R. Piersanti, Politecnico di Milano)

 

Grazie ai modelli, per esempio, è stato possibile produrre indicazioni quantitative sui fattori che favoriscono l'innesco e il mantenimento di aritmie come la tachicardia ventricolare: sperimentati in collaborazione con l'Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, hanno aiutato i medici a localizzare la zona della parete cardiaca su cui applicare la radiofrequenza per disattivare le cellule anomale all'origine dell'aritmia.

In collaborazione con l'Ospedale Sacco di Milano, invece, viene attualmente sviluppato un modello che dà indicazioni precise al cardiochirurgo su come rimuovere parte del setto interventricolare per curare la cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva, una condizione dovuta all'ispessimento del setto che rende difficoltosa l'espulsione del sangue dal ventricolo sinistro nell'aorta.

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Le diverse fasi del battito cardiaco (fonte: R. Piersanti, Politecnico di Milano)

Un ulteriore strumento computazionale è stato sviluppato con l'Ospedale S. Maria del Carmine di Rovereto per velocizzare la terapia di risincronizzazione cardiaca, che consiste nell'impianto di un dispositivo in grado di ripristinare il corretto battito cardiaco compromesso da disturbi di conduzione o dalla presenza di cicatrici.

"Grazie a tutte le nuove collaborazioni cliniche e all'attività integrata dei nostri giovani ricercatori con quella dei ricercatori operanti presso strutture ospedaliere, riteniamo di riuscire a tracciare una pista importante in Italia in una disciplina nuova, la medicina computazionale", commenta il responsabile del progetto, Alfio Quarteroni. 

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