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Esperimento apripista per le comunicazioni quantistiche

Così i messaggi su luce possono viaggiare su distanze maggiori

La produzione di un singolo fotone (fonte: UNIGE)

Redazione Ansa

Aperta la strada alle comunicazioni quantistiche, grazie all'esperimento che per la prima volta è riuscito a 'intrecciare' il comportamento di ben 16 milioni di atomi con un'unica particella di luce, all'interno di un cristallo delle dimensioni di un centimetro. L'esperimento, pubblicato sulla rivista Nature Comunications dall'università di Ginevra, renderà più sicure le comunicazioni quantistiche e le farà viaggiare su distanze maggiori.

Nelle comunicazioni quantistiche le particelle di luce (fotoni) trasportano le informazioni e possono essere trasmesse su fibre ottiche o nell'aria. La trasmissione sfrutta il fenomeno fisico chiamato entanglement,nel quale i fotoni possono stabilire un legame cosi' stretto che, anche quando sono in due punti fisicamente diversi, restano 'aggrovigliati' al punto da essere indistinguibili, come se fossero un'unica particella.

Finora si era riusciti a farlo con un 'groviglio' al massimo di 2.900 atomi. In questo caso è stato fatto con 16 milioni di atomi in un cristallo di un centimetro. "Le informazioni dal fotone sono state 'trascritte' dentro il cristallo, che funziona da memoria, come il disco rigido di un computer", spiega Tommaso Calarco, direttore del Centro di scienza e tecnologia quantistica dell'università di Ulm.

"E' stato utilizzato un cristallo fatto di atomi che riescono a mantenere lo stato quantistico", continua. "Ciò significa - prosegue - che la particella di luce, con le sue informazioni, è stata trascritta nel cristallo e poi è uscita senza subire modifiche. La novità di questo studio è che per la prima volta è stato usato un singolo fotone". Due i vantaggi 'pratici'. Il primo è che questi cristalli quantistici, "messi su fibra ottica possono funzionare da ripetitori, facendo viaggiare le informazioni su distanze maggiori di quelle ottenute finora", rileva Calarco. Inoltre - conclude -usando un singolo fotone come impulso di comunicazione si possono rendere più sicure le comunicazioni quantistiche: è più facile rilevare il 'furto' di una singola particella di luce e delle sue informazioni, che di tante"..

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