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Chernobyl, i generatori di emergenza sono una garanzia di sicurezza

Del tutto spenta dal 2000. In Ucraina attivi 8 reattori su 15

La centrale nucleare di Chernobyl, foto del 2007 (fonte: IAEA Imagebank da Wikipedia)

Redazione Ansa

Il generatore di emergenza entrato in funzione nella centrale nucleare ucraina di Chernobyl è sufficiente a garantire il funzionamento dei servizi essenziali, come accade in ogni centrale nucleare, dicono all'ANSA fonti dell'Associazione Italiana Nucleare. Considerando inoltre che, in seguito all'incidente del 1986, tre dei quattro reattori sono stati spenti e che il quarto è stato spento nel 2000, la temperatura prodotta dal decadimento radioattivo è ormai bassa al punto che l'interruzione dell'impianto di raffreddamento non desta preoccupazione, come ha rilevato anche l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea). Nella zona di Chernobyl come nel resto dell'Ucraina, ha detto ancora l'Aiea, i livelli di radioattività sono nella norma.

"Tutti gli impianti, incluso quello di Chernobyl, hanno sistemi di alimentazione autonomi, chiamati generatori Diesel di emergenza, che permettono di garantire il funzionamento dei servizi essenziali", osservano gli esperti dell'Ain. "I generatori di emergenza - aggiungono - vengono azionati se sulla rete esterna che alimenta la centrale nucleare non c'è corrente; una volta entrati in funzione, l'energia che generano è sufficiente per tutti i servizi della centrale". Questo significa che "ogni impianto nucleare è autonomo" per quanto riguarda il sistema di alimentazione energetica e "non c'è quindi ragione di preoccuparsi se in questo momento nella centrale nucleare di Chernobyl non c'è alimentazione esterna".

Ogni centrale nucleare, proseguono gli esperti dell'Ain, "ha un sistema di alimentazione di emergenza organizzato nello stesso modo". Si tratta di "strutture protette, collocate in edifici bunker per essere al riparo da attacchi esterni".

Dopo l'incidente del 1986, la centrale di Chernobyl è sotto il controllo diretto dell'Aiea, che è presente sul posto con i suoi tecnici e con le telecamere di sorveglianza. Dei quattro reattori attivi prima dell'incidente, soltanto uno è rimasto in funzione fino al 2000. "Da allora - proseguono gli esperti dell'Ain - il calore di decadimento è stato asportato al punto tale che la temperatura interna è così bassa che l'interruzione dell'impianto di raffreddamento non desterebbe alcuna preoccupazione". Una dichiarazione in linea con quella dell'Aiea, secondo cui "il carico termico della vasca di stoccaggio del combustibile esaurito e il volume dell'acqua di raffreddamento sono sufficienti per garantire un'efficiente evacuazione del calore senza elettricità".

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